sabato 11 agosto 2012
Lo spazzino.
Il grasso culo della vecchia baldracca ubriaca schiaffeggia l'afa sobbalzando impetuoso a ritmo di musica. Musicisti vestiti, da donne crudeli, con saldi dell'Upim suonano tristi musiche allegre. Il pubblico, seduto intorno ad approssimative tavole imbandite, digerendo veleno scoreggia e rutta composto. La classe non è acqua, qui infatti è soprattutto vino di misteriosa spremitura e birra senza bianca schiuma. E' festa in paese, la gente lo sa e quindi la evita. Il turista, l'ultimo rimasto, appena evaso da San Vittore, rimpiange la cella intrisa di nebbia, là si che si poteva sognare un mare pulito ed un accordo decente. La sera si fa notte, la notte, per disperazione, vorrebbe farsi ma la droga scarseggia. La banda impazza, impazzendo strombazza, schitarrazza, tamburazza, il cantante starnazza. E' bella la musica, commenta il sordo. Fantastiche le luci colorate sul palco, replica il cieco. Qualcuno vorrebbe i fuochi artificiali ma è tempo di crisi e l'Amministrazione dispersa alle Maldive. Alla fine rimangono in tre, quello morto sorride felice. Sulle note dell'ultimo tango la baldracca, volteggiando pieghe di grasso, si accascia tradita da un tacco vigliacco. La festa è finita Le stelle cadenti cadranno in ritardo, nessuna pietà. A terra cartacce, vetri rotti ed una dentiera. All'alba toccherà ad un anziano spazzino raccogliere il tutto e lui sa bene quanto siano cari, da sempre, i dentisti.
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