lunedì 15 novembre 2010

Inverno.

Il chimico posteggiò la cinquecento L, spense il motore, aprì la portiera e scese. Camminando lungo il bordo della strada giunse ad una fermata del filobus dove decise di fermarsi ad aspettare l'inverno.
Il vegetariano sovrappeso si guardò nudo allo specchio e si vide troppo grasso. Poco dopo, con abiti da jogging, correva lungo il bordo della medesima strada. Arrancando raggiunse la pensilina della fermata del filobus, vi si appoggiò ansando e decise di fermarsi ad aspettare l'inverno.
Il geometra volò da casa all'areoporto a bordo della sua decapotabile ascoltando musica rock. Senza bagaglio si diresse al check-in, regolò le pratiche d'imbarco e si avviò verso il Gate 3 dove l'attendeva un Boeing 747 per Cuba. Passando davanti ad un bar dell'aereostazione decise di sedersi ad un tavolino per bere un drink. Ordinò un Cuba Libre e si sedette. Guardando attraverso la grande vetrata che dava sulla pista di decollo vide l'aereo che aspettava. Sorrise stringendo il bicchiere raffreddato dai cubetti di ghiaccio, poi lo avvicinò alle labbra, ne assaporò il contenuto e si addormentò sognando di aspettare l'inverno.
Il batterista gettò nella discarica il suo strumento ed una bacchetta, l'altra la tenne per ricordo. A causa di un enorme buco nella memoria decise di smettere con la musica. Tornato a casa, lisciò il pelo al gatto e si distese sul divano. Con gli occhi aperti fissi al soffitto pensò ai suoi due figli ormai grandi e li vide correre nel sole dell'estate. Si dissse soddisfatto per come aveva contribuito a crescerli, chiuse gli occhi ed aspettò l'inverno.
L'albergatore comparve dietro la porta dell'ascensore che si apriva sulla hall ormai vuota. Da tempo l'albergo era chiuso e l'unico cliente era il suo grosso cane che sonnecchiava sdraiato su di un tappeto persiano proprio nel mezzo della sala. Un grande peluche di Snoopy, dal banco ricevimento, lo fissava. Attraversò la hall sbirciando il cane che non scodinzolò e,  ignorando l'amico di Charlie Brown, aprì la porta ed uscì sul lungomare. Il mare era mosso, si udiva il violento frangersi delle onde. Attraversò la strada e mise i piedi nudi sulla sabbia. Lentamente, passo dopo passo, si avvicinò alla battigia. Quando le dita toccarono l'acqua si lasciò cadere e trasportare dalla corrente. Galleggiando con gli occhi rivolti al cielo andò incontro all'inverno.
Lo scrittore pensò a loro ed ad altri avvolto dalle volute blu dell'ultima sigaretta di una notte piena di fumo. A loro dedicò i suoi pensieri e un gesto della mano. Poi spense la luce ed andò a dormire. Era inverno ma non se ne accorse.

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