Il venditore di pentole uscì presto di casa quella mattina. L’appuntamento, per la dimostrazione, con la signorina Deleuteria era fissato per le nove. Il campionario, una batteria di pentole e coperchi di 99 pezzi, lo aveva caricato, nel bagagliaio della sua station wagon, la sera prima. Il tempo era buono, sole e aria fresca, una giornata ideale per fare affari. Salì in auto e mise in moto. Dopo poco era già invischiato nel traffico caotico della città che si risvegliava suonando clacson e mandandosi a quel paese. Lui il clacson non lo usava mai. Preferiva le corna. Gli piaceva un sacco esporre il braccio sinistro dal finestrino e mostrare la mano con l’indice ed il mignolo alzati a chiunque, uomo o donna che fosse, commettesse scorrettezze, a suo insindacabile giudizio, nella guida. Dopo circa un’ora di lotta infernale con altre centinaia di incazzate persone giunse in via Monti, numero civico 233. Parcheggiò in doppia fila, spense la radio stroncando di netto un furibondo assolo di Jimi Hendrix, aprì la portiera, colpendo in pieno un’anziana signora che tentava di salire sul marciapiede cercando uno spazio tra le auto ferme in strada e che cadde a terra senza un lamento, scese e si accese una sigaretta. Fece un paio di toste tirate, lanciò con violenza il fumo fuori dai polmoni, tossì tre volte individuando, nel contempo, il citofono del palazzo. Si avvicinò a questo ed iniziò a cercare il cognome, Brambilla, su di esso. Non c’era nessuno che rispondesse a quel cognome. Cominciò ad innervosirsi. Ripercorse tutti i sessanta tasti e cognomi con occhi d’assassino. Niente. C’era un Balik, un Fumagalli, un Carugatti, persino un Troia ma di Brambilla nemmeno l’ombra. Smise per un attimo di respirare poi cominciò a prendere a calci il portone. L’anziana, nel frattempo, si era ripresa e, strisciando, gli si avvicinò per protestare la sua indignazione. Appena lei fu vicina, lui la colpì ripetutamente con un coperchio da 28 cm sulla testa e questa stramazzò nuovamente a terra. Poi riprese a colpire furiosamente la porta a vetri dell’ingresso. Una delle vetrate cedette di schianto ed andò in frantumi. Scavalcò, come fosse Rambo, passando attraverso le schegge ed una gli si infilò nei pantaloni, all’altezza del ginocchio destro, tagliandoli di netto. Il sangue prese a fluire copioso macchiando di rosso il pavimento dell’entrata. Attirato dal rumore di vetri rotti, il portiere accorse e gli si piazzò davanti, con le mani tese ed aperte, come se dovesse parare un rigore. Lui lo scartò, con mossa abile degna del miglior Maradona, fintando due volte sulla sinistra per poi sfuggirgli sulla destra . Il portiere gli si gettò tra i piedi tentando di farlo cadere ma lui riuscì a saltarlo e segnò il goal. Due centenari dall’aspetto giovanile, dimostravano solo novantacinque anni, che stavano uscendo dall’ascensore a dorso di pelo dei loro alani, videro l’azione e applaudirono convinti. Nel farlo uno perse la mano di legno, l’altra le unghie finte. Lui le raccolse, le mise sotto alla suola Vibram delle scarpe e le frantumò con rabbia. Poi si gettò su per le scale. Salendo di corsa gli scalini a tre per volta cominciò a suonare al campanello di ogni appartamento, di ogni piano, urlando - Brambilla! Brambilla! Signora Deleuteria Brambilla! Brutta puttana! Avevamo un appuntamento! Dove ti nascondi? Lo so che ci sei. Voglio ammazzarti!-
Quando giunse l’ambulanza chiamata da un inquilino del settimo piano, il Dottor E. Sordi, un cronometrista, cieco dalla nascita, in pensione da qualche anno, lo trovarono appeso all’antenna parabolica condominiale da dove cercava di trasmettere una tele vendita di pentole in acciaio inox, con diritto di recesso, via cavo e a circuito chiuso. Riuscirono a staccarlo con non poca fatica e lo trasportarono d’urgenza in una clinica psichiatrica, dove ancora oggi vive convinto di essere il Diavolo che fa le pentole e, finalmente, ha ottenuto la licenza per fabbricare anche i coperchi..
La signorina Deleuteria Brambilla attende, ancora e con infinita pazienza, la visita del venditore, pulendo, giornalmente e con cura, il pensile dove vorrebbe sistemare le agognate pentole. Lo fa guardando dalla finestra della cucina, del suo piccolo appartamento, da dove si vede benissimo il portone del palazzo di fronte e di cui riesce a leggerne benissimo, nonostante l’età avanzata e la vista non sia più la stessa, il numero civico impresso sulla targhetta affissa al muro.
Quel numero, il 233, lo vede così spesso che qualche volta, quando qualcuno le chiede l’indirizzo di casa, lo confonde con il suo.
Dura la vita del venditore! Norbi, il coperchio dovrebbe essere da 28 cm e non 28 mm.Correggi e scusa la pignoleria.Ho letto anche "Regolo" finalmente; in quella foto è stupendo.
RispondiElimina@Irzio: Fatto!
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