martedì 1 febbraio 2011
Giorgio.
Giorgio scese dalla Duecavalli come un reduce da sabbie mobili e con una sciarpa di bisce intorno al collo. Il carrozziere lo aspettava. Da qualche tempo era diventato il suo miglior cliente e, conoscendone ormai bene la stravaganza, non fece una piega. Questa volta si trattava delle portiere. In mattinata, dopo l'ultima gita in una campagna annientata dal fango, creato dalle torrenziali piogge cadute nei giorni precedenti, alla disperata ricerca di funghi, Giorgio aveva deciso di portare l'auto ad un lavaggio. Nel mentre che gli addetti si prendevano cura del suo amato mezzo di locomozione, decise di andare al bar vicino per un caffè e due chiacchiere. Il caffè lo bevve in un attimo, le chiacchiere durarono, come sempre, un po' di più. Quando fece ritorno i lavatori avevano un'espressione contrita mentre gli indicavano l'auto perfettamente pulita ma con entrambe le portiere accartocciate. Avevano dimenticato di chiuderle dopo aver tolto parecchia polvere, alcune radici di alberi secolari e un cinghiale maschio di 120 Kg dall'interno dell'abitacolo. Quando l'infernale macchinario si era fermato e le spazzole avevano smesso di girare si erano accorti della tragedia. Piangendo mossi da vera commozione gli consegnarono le chiavi e il conto, omaggiandolo, a parziale rimborso, di un collare in acciaio e cuoio per cinghiali. Lui, anche in questa occasione, riuscì a sorridere. Ringraziando si pose alla guida della vecchia Citroen dopo aver fatto accomodare l'ungulato, peraltro alquanto contrariato per la vistosa rigonfia cotonatura del pelo causata dall'asciugatura eccessivamente maniacale che aveva dovuto subire poco prima dal più scrupoloso degli addetti all'auto lavaggio, un pastore Masai giunto pochi giorni prima dalla lontana Africa in cerca di fortuna. Questi gli fece, oltre che le sue personali e sentite scuse, dono della sua lancia da caccia casomai avesse mai fatto un salto nella Savana dell'Altopiano. La carrozzeria di sua fiducia era poco distante. La gloriosa, fedele utilitaria compagna di tante avventure conosceva bene la strada e, ormai, poteva arrivarci anche da sola. Un paio di curve prima, lungo un rettilineo che correva accanto ad un prato, Giorgio notò un mandorlo in fiore. Preso da improvviso romanticismo frenò dolcemente ed accostò, fermandosi a guardarlo. Una leggera brezza ne muoveva lievemente i rami fioriti avvolti dalla luce calda di una bella giornata di inizio Primavera. Gli venne in mette il suo ultimo amore cui aveva promesso due sere prima fiori bellissimi. Non riuscendo più a riaprire la portiera dalla parte della guida decise di scendere dalla parte opposta. Appena mise i piedi e quello che vi era attaccato sopra al di fuori della vettura, il cinghiale, nonostante stesse sonnecchiando pigramente sul sedile posteriore, lo vide scomparire in un attimo. Preoccupato si affacciò dal finestrino. Sotto c'era un fossato di almeno quindici metri di profondità pieno di melma. Di Giorgio nemmeno una bolla. Decise di abbandonarlo definitivamente al suo destino, scese e, sicuro del suo appeal, appoggiandosi lascivamente alla due cavalli prese a fare l'autostop. Passava di lì un macellaio gay a bordo di una Duna ocra che lo tirò su. Fu amore a prima vista. Dopo un periodo breve ma intenso di fidanzamento convolarono a nozze. Le cronache li danno ancora oggi felicemente uniti in una isola deserta dell'Oceano Indiano. Di Giorgio non sappiamo più nulla di certo. Qualcuno giura di averlo visto su di un Altopiano intorno al confine fra Kenya e Tanzania, a bordo della sua Duecavalli, parecchio abbronzato e munito di una lancia, rincorrere un Germano Reale. Credo si tratti di un ridicolo pettegolezzo. La gente, quando non ha di peggio da fare, fantastica.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento