mercoledì 16 febbraio 2011
La vie en rose.
Il maggiordomo fece il suo ingresso nel grande salone portando sulla testa un enorme vassoio d'argento pieno di semifreddi alla albicocca a forma di tetta di giunonica taglia con una amarena Fabbri a mo' di capezzolo. Seduto intorno ad un tavolo su sanitari in oro zecchino l'intero Gabinetto del Governo ascoltava il Capo. Sul grande schermo SuperFull HD dagli infiniti pollici sorretto da dodici modelle nude andava in onda il Festival di Sanremo. Le manone del Ragazzo di Monghidoro accarezzavano il sedere di Belen che con una Corona in testa si proclamava Reginetta del Back dopo aver terminato il suo numero di Tango con un improbabile caschè tra le braccia possenti di un vetusto tanghero raccolto da chissàchi in un deposito di rifiuti organici argentini. I Ministri su invito deciso del padrone di casa applaudirono selvaggiamente, battendo contemporaneamente i piedi suolati di cuoio profumato. Sull'enorme barbecue posto al centro della sala i resti carbonizzati di alcuni magistrati milanesi passati allo spiedo cantavano, perfettamente intonati ma con voce piuttosto roca, Uno su mille ce la fa. Nel villone avvolto da nebbie funeste l'aria era pesante ma come sempre piuttosto allegra. Il Lambro, appositamente dirottato dopo opportuna bonifica e prosciugatura, portava da quelle parti un fiume di Champagne. A tutti gli abitanti del luogo era stato donato un calice con le iniziali del Re incise in similoro da Maestri Vetrai di Murano affinchè potessero abbeverarsi alla fonte del successo, almeno una volta nella vita, senza provare vergogna. Chi veniva sorpreso dalle Guardie del Re appostate sulle sponde del torrente spumeggiante, a bere due volte, veniva subito passato per le armi per mano di un plotone di escort rifatte vestite di niente. Alcuni, non avendo mai visto una donna in tutta la loro precaria esistenza, si offrirono volontari per la fucilazione chiedendo, come ultimo desiderio, un po' di Bunga Bunga. Ci fu un rapido consulto del Consiglio dei Ministri e la richiesta venne accolta. Venne rapidamente preparata una leggina ad personam ed i questuanti furono accontentati. Il Ministro degli Interni si preoccupò personalmente delle operazioni e quando tutto fu finito, con piena soddisfazione del popolo, la riunione riprese. Urgeva andare avanti nell'ordine del giorno. Il Paese fremeva di passione, ci volevano risposte, prese di posizione consapevoli su argomenti e problemi scottanti che tanto preoccupavano gli elettori. Si passò così al punto più importante, quello della scelta delle canzoni da mandare avanti nella competizione festivaliera. Il Ministro della Cultura, dopo aver analizzato rima per rima tutti i testi, disse la sua ma nessuno lo ascoltò. Il Ministro delle Forze Armate propose di scartare il Barbarossa in quanto facinoroso guerrafondaio ma qualcuno lo zittì spiegandogli che non si trattava del noto personaggio storico ma di un umile cantante de' Roma. Appena la Capitale venne nominata alcuni esponenti leghisti del Governo saltarono in piedi inneggiando al Federalismo e a Roma ladrona. Ci volle l'intervento di una trentina di tronisti per riportare la calma nella surriscaldata assemblea. Alla fine il Capo si alzò sbattendo i pugni sul tavolo. Nella confusione nessuno se ne accorse, solo il Ministro più basso ci fece caso ed urlando stizzito richiamò gli altri ad una maggiore attenzione e rispetto verso chi, da anni, distribuiva a tutti il pane. Accorsero alcune ancelle in giarrettiera portando con se un predellino dorato sul quale il Re venne issato di modo che tutti potessero vederlo ed in un silenzio di tomba così parlò. " Propongo, meglio ordino, che tutte le canzoni dei cantanti maschi in gara vengano eliminate." applausi convinti " Quelle interpretate dalle femmine saranno riascoltate da un'apposita commissione capitanata da Emilio Fede. Quelle ritenute belle verranno spogliate in mia presenza ed io, e solo io, deciderò la vincitrice." L'editto venne accolto dal Consiglio con enfatico entusiasmo. A questo punto il Re chiamò a se il Ministro della Sanità al quale ordinò un T.I.R. di Viagra per far fronte all'onerosa selezione. Il Ministro della Giustizia portò un bilancino su cui depose della polvere bianca, unitamente ad incenso, oro e mirra per farne dono al Re. Sullo schermo apparve per un attimo un giovane uomo che si diceva il Sindaco della Città dei Fiori. Nessuno lo riconobbe ma molti lo confusero con il rimpianto ex Ministro Scajola. Vennero così ricordati, bevendo il bicchiere della staffa, i bei tempi andati quando qualcuno poteva regalarti a tua insaputa un appartamento, una barca, un'isola caraibica. Poi il convivio si sciolse, la trasmissione volgeva al termine. La Protezione Civile si incaricò di recapitare alcuni mazzi di garofani alle Signore del Festival su preciso ordine del Capo. Questi infine, poco prima della sigla di chiusura, telefonò al presentatore e, in diretta, si fece passare il Direttore d'Orchestra. Dopo breve conciliabolo, questi alzò la bacchetta e partì l'attacco della Vie en rose. La voce potente del Re riempì il teatro e volò in Eurovisione. Il giorno dopo ci fu il Colpo di Stato.
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STRAODINARIA SIGNOR MINGUZZI......BRAVO BRAVO BRAVO!!!
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