Nella discoteca si fece improvvisamente buio. Quando un potente spot si accese, illuminando con un fascio di luce il centro della pista, nell’occhio di bue comparve lo spogliarellista. Centinaia di pupille fameliche lo osservavano in un silenzio fremente d’ormoni. Partirono le note di Deeper & Deeper. La voce calda, sensuale di Barry White si insinuò sotto ogni tanga. Il maschione prese a dimenarsi roteando le chiappe, strizzando i muscoli, stirando i tatuaggi. Quando si sfilò, con gesto consumato, la camicia, mettendo in mostra degli splendidi pettorali perfettamente depilati ed oleati, dalla platea partirono frenetici applausi ed alcuni gridolini di piacere. Quando si strappò i pantaloni, restando in mutande nere taroccate Valentino, un gruppo di shampiste si lanciò sulla pista ed a morsi gli staccò la striminzita biancheria. Una, travolta dall’entusiasmo, senza accorgersene si trovò in bocca, tra i denti, il pezzo più caro al giovanotto che, inorridito, capì, in un attimo, di averlo improvvisamente perduto. La signora, colta da improvvisa nausea, sputò il flaccido pezzetto di carne insanguinato nel Martini Cocktail di una platinata quarantenne che, al buio, senza rendersene conto, lo deglutì pensando si trattasse dell’oliva. Il non più maschio cadde a terra svenuto e l’orda di donne gli si buttò addosso sbranandolo. Quando le luci si riaccesero del pover’uomo non rimaneva che un mucchio di ossa affogate in una pozza di sangue. Tutte si allontanarono pulendosi la bocca dal fiero pasto, in molte si recarono ai bagni per rifarsi il trucco. Quella sera il Mimosa andò a ruba, le bariste ne prepararono a fiumi. Le donne ballarono felici e selvagge per tutta la notte. All’alba la festa finì, tutte tornarono a casa. Quelle sposate raccontarono alla compagna che da quel giorno, al supermercato, carne di maschio non se ne sarebbe trovata più. L’ultima, neppure tanto buona, era andata via, nella notte, come il pane.
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