La monetina scivolò nel Juke-Box ed il rullo cominciò a ruotare. Andò a fermarsi su H1. Il braccio lentamente si mosse, agganciò il 45 giri e lo mise sul piatto. Le prime note dell’Inno di Mameli risuonarono nel bar. La signora si staccò dal vecchio dispensatore di musica ed emozioni, mise la mano destra sul seno sinistro, una quarta abbondante direi, e cominciò a cantare. Una lacrima di rimmel le rigò il viso.
Il sole divenne nero.
Nella sua stanza da letto Carlo aprì la finestra. Guardò fuori ma non vide niente. Tutto era buio come fosse notte fonda, invece era mattina. Richiuse e tornò a dormire.
Anna, nel giardino di casa, tagliò con un grossa forbice l’ultima piccola rosa rossa del suo amato roseto, poi, con una vanga, lo estirpò.
Mario e Giovanni chiusero la porta dell’appartamento, caricarono in macchina quattro borsoni stracolmi, misero in moto e partirono. Quando arrivarono alla rotonda, che immetteva sul lungo viale alberato che lambiva il fiume, si fermarono. Uno scese e gettò le chiavi del loro ormai perduto intimo mondo nella corrente. L’altro rimase seduto con le cinture allacciate e la testa tra le mani.
Lisa, spaventata da quella oscurità, pigiò con ansia gli interruttori di ogni stanza ma nessuna luce si accese. Allora corse in cucina dove, in un cassetto, trovò un mozzicone di candela. Prese la scatola dei fiammiferi, ne strofinò uno e lo avvicinò allo stoppino. Fece colare un po’ di cera sulla tavola e, nel centro dell’improvvisato candelabro, posizionò la candela. Spostò una sedia e si sedette, le mani tremolanti sulle ginocchia. Quando la candela finì la sua corsa e si spense, lei si alzò, andò sul balcone e si lasciò scivolare nel nulla.
In altre parti del pianeta, in altre terre, in altri Paesi persone dai nomi diversi accomunate da medesima sorte, ognuna a suo modo, decisero, per quel che poterono, il loro destino.
Il mondo intero si mise in frenetico movimento, come sempre, ma, quel giorno, tutto fu diverso. Tutti tentarono, con ogni mezzo, di fuggire a quel buio profondo che li avvolgeva lentamente, inesorabilmente, al terribile freddo che sempre più, ad ogni latitudine, gelava le ossa, alla fame che torceva le budella, alla sete che non si placava.
Poi, improvvisamente, il sole nero esplose.
In un infinito silenzio, una Play Station cadde dal cielo. Con essa un monitor enorme e delle casse acustiche di ultima generazione.
Dio s’era stancato di quel noioso, vecchio, stupido videogioco.
CASPITA CHE BELLA SIGNOR MINGUZZI!!!! BRAVISSIMO!!!
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