“Vendo secretaire tardo settecento finemente cesellato da tarli.”
Marco restò colpito dall’annuncio.
Un secondo dopo compose il numero di telefono del venditore.
Questi gli confermò la possibilità di acquistare l’oggetto ma precisò che “tarli” non era il cognome di un noto ebanista, bensì si trattava di una piuttosto nutrita e famelica famigliola delle note bestioline, terrore di ogni antiquario.
L’affare si fece lo stesso.
In cambio del pezzo antico, Marco propose al venditore la moglie, una donna sui cinquant’anni di discreto aspetto ma dotata di una folta peluria che le ricopriva quasi completamente il viso. L’uomo dell’annuncio decise di accettare ma volle anche una confezione di lamette, una ciotola con del sapone e un pennello professionale da barbiere.
Marco, stremato dall’estenuante trattativa, acconsentì e disse alla moglie di accomodarsi in una grossa scatola, non prima di avere messo nella borsetta il kit da barba.
Lei non fece una piega e si sedette silenziosamente nell’imballaggio.
Marco prima lo chiuse accuratamente con dello scotch da pacchi, poi vi appose un sigillo in ceralacca rossa e, dopo averlo caricato nel portabagagli dell’auto, lo portò allo sportello spedizioni ingombranti dell’Ufficio Postale più vicino. Qui compilò l’apposito modulo d’invio, spese a carico del destinatario, e lo affidò ad un solerte impiegato appena svegliatosi dal solito pisolino di metà mattina. Poi fece dietrofront e tornò a casa.
Per cena si preparò un brodino con mezzo dado vegetale. Poi andò a dormire.
Fece tre sogni tranquilli.
Nel primo sognò di essere il pilota di un cacciabombardiere incaricato di sganciare una bomba atomica sulla casa della suocera.
Nel secondo era un serial killer che massacrava parenti.
Nel terzo un giocatore d’azzardo prestato alla Cirulla.
La mattina dopo si svegliò contento e per colazione si fece un brodino vegetale con l’altra metà del dado. Poi, visto che del secretaire nella casella di posta non v’era traccia, tornò a letto e si riaddormentò.
Fece un solo lungo sogno che durò poco.
Quando si risvegliò andò in cucina per farsi un brodino ma i dadi erano finiti.
Non si perse d’animo. Si tolse una ciabatta e la immerse in una pentola piena d’acqua salata. Per rendere il tutto più saporito ci mise anche una cipolla estirpata da un piede.
La minestra si rivelò così buona da fargli decidere di non usare mai più dadi da brodo.
Fuori il tempo era buono, grandinava pesantemente.
Sull’asfalto del giardino sottocasa, tra i fiori di plastica, alcuni passanti con la testa fracassata da chicchi grandi come palle da bowling.
Un signore, trapassato da un’appuntita stalattite, colto mentre si accingeva a raccogliere la cacca del cane.
Il fido animale, superstite, seduto su una panchina, fumava pazientemente la pipa.
Considerando la bella giornata, Marco decise di uscire a fare tre passi. Ne fece due e rientrò.
Passò dalla cucina per farsi un po’ di brodo ma scivolò su una buccia di banana.
Cadde rovinosamente restando in piedi.
Da una finestra del palazzo di fronte lo vide il direttore di un noto circo che volle assumerlo immediatamente per inserirlo nei numeri acrobatici. Nel tentativo di farsi notare dal dirimpettaio salì sul cornicione agitando le braccia in modo esagerato.
L’altro non se ne accorse, nemmeno quando passò rapidamente urlando, con il contratto in mano, proprio davanti ai suoi occhi.
Comunque il mondo andò avanti ma nessuno se ne rese conto.
Marco passò il resto della giornata in un terribile stato d’ansia in attesa del desiderato secretaire.
Per ammazzare il tempo, nel pomeriggio, rivide una puntata registrata di Chi l’ha visto?
Più tardi si addormentò davanti ad una replica di Porta a Porta.
Fu una notte agitata sponsorizzata dalla Knorr.
Il giorno dopo ricevette un telegramma dal venditore.
L’uomo scriveva che era dispiaciuto ma all’ultimo momento aveva deciso di rinunciare all’affare.
Gli restituiva la moglie, ancora intonsa e, quindi, non rasata.
Preferiva tenersi i tarli.
Disturbavano di meno.
Decenni di vita contemporanea illuminati dalla vivida luce della satira sociale!
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