Angela aveva difficoltà persino a riconoscere se stessa allo specchio. Però ballava il flamenco meglio di qualsiasi altra. Aveva, come si dice, il ritmo nel sangue. Il giorno che, con una lametta, si tagliò le vene dei polsi, da queste fluì un fiume di note così bene assortite da dare vita alla melodia più bella, struggente, malinconica mai composta.
Paolo regalò l’anima al diavolo senza neppure chiedergli un documento d’identità. In cambio volle riavere, per cinque minuti, la sua vecchia Vespa 150 sprint di colore blu. Gli venne concesso. Belzebù gliela fece trovare, la mattina dopo, perfettamente in ordine e parcheggiata sotto casa. Quando, appena sveglio, aprì le persiane e la vide si mise a tremare. L’emozione fu così forte che non la resse. Morì con le chiavi in mano, cadendo per le scale, mentre correva saltandone i gradini per la smania di metterla in moto, tornare ragazzo e farci un bel giro.
Giorgia slacciò il reggiseno e prese il suo seno tra le mani. Lo tastò con attenzione, con le dita ne sfiorò i capezzoli che si inturgidirono all’istante. Si vide bellissima, senza un difetto. Prese le forbici da un cassetto e cominciò a tagliarsi i capelli, poi un rasoio per raderli a zero. Quando ebbe finito posò il rasoio, ritornò alle forbici e si mozzò la lingua. Il sangue schizzò sullo specchio, lei nemmeno si mosse. Semplicemente non aveva più voglia di parlare.
Dario partì per il suo quotidiano giro di consegna della posta. Quel giorno impiegò meno tempo del solito. Le buche delle lettere avevano fame. Lui le accontentò rapidamente. Quando finì e le vide belle piene, volle essere gentile offrendo loro un digestivo. Le buche ringraziarono ma rifiutarono con decisione. Lui si ritenne offeso e andò via senza pagare il conto.
Maria Maddalena cercava disperata nel parco il suo Cristo. Fermò molti uomini ma nessuno di questi aveva l’aspetto di Dio. Stanca, sconsolata, delusa, si sedette su di una panchina vicino ad un vecchio con un solo occhio, in mezzo alla fronte, a forma di triangolo. Lei non se ne accorse, lui non disse niente. Non si riconobbero mai.
Silvano scrisse la sua ultima nota sul noto social network. Il programma, nello stesso istante, venne chiuso. Nessuno seppe mai cosa scrisse. Nemmeno lui che da sempre non sapeva ciò che scriveva.
Antonio si strappò dall’avambraccio un variopinto tatuaggio. Poi prese un barattolo di colla e lo incollò sopra ad un muro. Il brandello di pelle raffigurante un drago fiammeggiante rimase lì, a futura memoria, per cento anni. Quando il secolo finì qualcuno decise di staccarlo ed esporlo in un museo. In molti pagarono un biglietto per poterlo vedere. La pelle degli altri, allora come oggi, è sempre andata di moda.
Marco scambiò la moglie per un cappello. Lei ci rise sopra fino a quando lui decise di non indossarla più e la sigillò in una cappelliera.
Alla fine chiusero i manicomi. Tutti furono liberi di andare ma nessuno sapeva dove.
Il mondo era già così pieno di matti che per loro non ci fu mai posto.
Il caleidoscopio di questi nostri anni tormentati.
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