domenica 9 gennaio 2011

Clint Eastwood.

Il giorno che se ne andò, prese con se tre panettoni scaduti e la chitarra. I primi perchè qualcosa da regalare a chi si vuol bene serve sempre, la seconda per far si che chi rimaneva avrebbe, finalmente, potuto spolverare, senza lamentarsi, l'angolo al quale era appoggiata. Chiudendo silenziosamente la porta dietro di se, diede un'ultima occhiata all'arazzo stampato a motivi floreali  appeso alla parete  di fronte all'ascensore. Non gli era mai piaciuto e fu contento di vederlo per l'ultima volta. Mentre aspettava  il montapersone partito dal piano terra, abitava al 35°  di un palazzo a vetri di Manhattan e, normalmente, ci volevano circa cinque minuti, considerando le varie fermate, prima che arrivasse, si accese una sigaretta. Non si poteva. Era severamente proibito, dal regolamento condominiale, fumare all'interno dell'edificio. " Per questo c'è più gusto!" disse tra se. Le porte si aprirono frusciando e lui entrò. Premette il pulsante che gli avrebbe permesso di fare il tragitto inverso e l'ascensore ripartì. Al 27° piano si arrestò. Salì la figlia dodicenne accessoriata di zainetto, lentiggini, brufoli e treccine bionde, stupida e petulante, dei Jones. Appena lo vide lei gli chiese subito, con quella vocina fastidiosa che lui non aveva mai sopportato, dove andasse con la chitarra a tracolla e quei tre panettoni, visto che il Natale era passato da un pezzo. Lui la guardò come fosse Clint Eastwood con il sigaro in bocca in un  film di Sergio Leone e, senza rispondere, le diede un pugno sulla testa. La bambina cadde a terra tramortita. Nemmeno un lamento. Quando l'ascensore, senza più arrestarsi, giunse al piano terra, la scavalcò e fece due passi verso il monumentale portone d'ingresso, per lui di definitiva uscita, che dava sulla Columbus Avenue. Poi ci ripensò, tornò indietro, e le diede un calcio sul viso. Le treccine si colorarono di rosso, ton sur ton con il nastro di raso che le teneva legate. Prima di voltarsi la osservò ancora un attimo. " Eccola lì la nuova generazione che dovrebbe cambiare il mondo. Basta poco ed è subito ferita e con il culo per terra. Ai miei tempi si lottava di più, non ci si arrendeva così facilmente." Questo pensò girando sui tacchi. Uscendo salutò il portiere spegnendogli il mozzicone su di un bottone dorato della divisa. In strada il traffico era intenso, caotico come al solito. Lo smog lo eccitava. " Bella la vita! Eh, amico." urlò ad un homeless che lo guardava. Non rispose ma, con movimento incerto, gli allungò il sacchetto di carta che conteneva una bottiglia di Gin. Lui la prese e bevve un sorso. Era fortissimo, di pessima qualità. Andava bene. Proprio quello che ci voleva. Ora poteva finalmente andarsene.
Quella stessa mattina due Boeing 747 volarono bassi.

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