sabato 30 ottobre 2010

Cado dal cielo.

    Cado dal cielo, è solo un po di me che se ne va. Passa un aereoplano sotto ai miei piedi, alle mie braccia, alla mia testa, al mio corpo capovolto. Da un oblò un bambino mi fa ciao con la mano, non c'è il tempo per rispondere al saluto. Volo, ripasso gli accordi, carico la pistola. Scivolo tra le nuvole. Rivoglio il controllo, le mie ali nere. Rivoglio quello che non c'è. Meraviglioso come a volte quello che non sembra non c'è. Ora l'alba è musica, nessun ricordo. Adesso è facile. Molecole e metodo. Accordi su accordi, me l'hai insegnato tu. Suonerò per te, per te che sai ascoltare e anche per me che viaggio senza mai partire. Faccio addestramento. Vengo da un errore ma posso ancora osare. Cado dal cielo. Prendimi, se puoi.

venerdì 29 ottobre 2010

Nella città spenta.


         Nella città spenta cammino. Non so se mi conviene. Da angoli retti ottusi mi osservano. Cammino cercando di capire se sono già passato. Nella città spenta respiro. Non so se mi conviene. Strade parallele di parallelepipedi al neon piene mi seguono. Lo sento, lei è qua. Nella città spenta cammino. Non so se mi conviene.

domenica 24 ottobre 2010

Hai visto?

Questo mondo è tremendo, tutto va veloce, non c’è mai un attimo di respiro. Ma hai visto la televisione, quante
disgrazie, pieno di morti, dappertutto. Ma hai visto il traffico, non si può più andare in giro. Ma hai visto
il calcio cosa è diventato, tutti quei miliardi, le veline con i calciatori, è pazzesco. Ma hai visto la politica e poi anche il cinema, l’educazione, non c’è più religione. Ma hai visto come cambiano le cose, ma hai visto..........
- No, guarda, io non ho visto un bel niente, sono cieco, da sempre ! Ma va a fanculo, va !.-

sabato 23 ottobre 2010

Va bene così.

Ho ricominciato a ridere; sembra incredibile eppure è così.
Da ragazzo ero convinto che le strade fossero tutte belle diritte; col tempo ho imparato che non è così.
Il mare, oggi, ha un colore diverso. Va bene così.

venerdì 22 ottobre 2010

Il vuoto.

Il vuoto è affascinante, vicino, pauroso,distante.
Il vuoto/in quanto tale/lo puoi riempire, valutare,osservare.
Il vuoto è fisico e metafisico/è iperbole,allegoria,metafora.
Il vuoto è tutto o niente:
Il vuoto lo lascia chi va via dalla sua gente.
Il vuoto spesso è solo un buco/dove ficcare naso, lingua, dita.
Il vuoto è vortice, risucchio/ di anime, di vita.
Il vuoto è un insieme di vedute/e nuoce gravemente alla salute.

martedì 19 ottobre 2010

Lucciole.

Disteso su di un prato gli occhi puntati nel cielo a scavare le stelle. Buio e lucciole. Tante lucciole. Tanti anni fa, una mano e un barattolo per catturarne più possibile. Un barattolo di vetro pieno di piccole stelle in movimento da portare in dono ad un amore. Si chiamava Giulia, aveva capelli biondi ed occhi azzurri e la mia stessa età, sei anni.

Regolo.

Lo vedevo passeggiare nelle sere d'estate lungo la strada di mattonelle rosse affacciata sul mare, oppure mentre aspettava il filobus per andare al Casino, o dalla spiaggia mentre passava con la sua piccola barca a vela. Sempre ben vestito, elegante nel portamento, bello sia in costume da bagno che con un Panama in testa. Quando lo incontravo non provavo rabbia anche se, forse, avrei dovuto. Non riuscivo ad odiarlo, avevo solo due anni quando se ne andò, praticamente non lo avevo mai sentito mio padre. Così quando capitava a tiro, cercavo di studiarlo, di capirlo. Ero curioso. Di lui sapevo poco: geometra, diploma conseguito a Mondovì in Istituto gestito da religiosi, figlio di un dirigente della rete elettrica, ex partigiano, grande giocatore. Così, un giorno, decisi di incontrarlo. Sapevo dove abitava e suonai alla porta. Lui aprì e, nonostante fossero passati anni dall'ultima volta che ci eravamo visti, mi riconobbe. Mi chiamò per nome, mostrandosi leggermente sorpreso, e con un malcelato imbarazzo mi disse di entrare. L'appartamento era semplice ed ordinato ed aveva una piccola saletta dove c'erano due poltrone di pelle e un tavolino con sopra il telefono ed alcune riviste. Ci accomodammo studiandoci un poco e poi conversammo. Chiesi della sua salute, avevo saputo dei suoi problemi di cuore, lui disse che non era nulla di grave e che tutto era sotto controllo. Mi domandò che facevo, se studiavo o lavoravo e quando dissi che ero Agente di Commercio non fece salti di gioia. Disse che era un mestiere difficile e poco sicuro e mi offrì di lavorare nella sua Agenzia Immobiliare. Io rifiutai senza offenderlo e lui disse: "Pensaci." Poi mi offrì un caffè. Dopo il caffè mi offrì la sua barca a vela, dopo avermi chiesto se amavo il mare, tanto lui non la usava più ed era abbandonata al portocanale coperta da un telo e non voleva venderla. Gentilmente di nuovo rifiutai dicendo che non avrei saputo che farne dato che non sapevo andare a vela. Infine mi chiese se avevo una moto. Dissi di no e allora mi propose di prendere in regalo il suo motorino, un Califfo 50 ed io pensai che solo lui poteva avere un motorino con un nome come quello. Ancora lo ringraziai ma dissi no. Ci guardammo un attimo negli occhi, lui sorrise e chiese: " Ti piace l'azzardo?"- " Dipende." dissi io. "Intendo il gioco.." fece lui. "No" risposi. " "Bravo! Non ti fare mai tentare. Guarda me. Ho perso una famiglia a causa di questo maledetto vizio.". Poi sospirò un attimo e guardandomi con attenzione, forse cercando qualche particolare che potesse assomigliargli, si avvicinò, posò la mano destra sul mio ginocchio sinistro e disse con voce soave:" Però se dovesse mai capitarti di entrare anche per sbaglio in un Casino e dovessi passare davanti ad un tavolo della roulette giocati questa sestina, è magica." ed elencò la serie di numeri. Restammo qualche attimo in silenzio fissandoci negli occhi. Dopo ci alzammo e lui mi accompagnò alla porta ringraziandomi della visita. Ci salutammo sulla soglia ed uscii. Appena l'uscio si chiuse dolcemente dietro le mie spalle cercai di ricordarmi quella serie di numeri ma, come per magia, erano spariti dalla mia mente. Avevo già dimenticato.      

sabato 16 ottobre 2010

Lacrime.

Lei piange.
Io la guardo e non so perchè non riesca a sussurrarle parole d'amore.
Dovrei, vorrei, potrei ma non riesco.
Lei piange.
Io la guardo e non so perchè le stia sussurrando parole d'amore.
Non dovrei, non vorrei, non potrei ma ci riesco.
Lei piange.
Io la guardo con occhi gonfi di lacrime, disperati.
Non dovrei, non vorrei.
Almeno capissi perchè.

giovedì 14 ottobre 2010

Le Fiabe di Miss Condom.

C'era una volta una piccola testa di cazzo, insomma una come voi, che non sapeva nuotare.
Un giorno, bello o brutto che fosse, si trovò in riva ad un grande, grigio lago. La nostra piccola testa di cazzo doveva attraversarlo quel lago e la cosa la preoccupava non poco.
" Come farò ad arrivare sull'altra sponda?!" pensava " Non vedo imbarcazioni, nemmeno un canotto ed io non so nuotare.." Mentre pensava, pensava, le ore passarono e si fece buio. Venne la notte, una notte scura scura senza nemmeno una stella nel cielo.
Ad un certo momento il buio fu squarciato da una luce potente che avanzava fendendo l'oscurità accompagnata dal rombo di un motore. Era un'automobile. Si udì uno stridio di freni, luce e motore si spensero e tutto tornò nel buio. Un attimo dopo l'auto prese a sussultare, dall'interno provenivano gemiti e dopo tre minuti qualcuno aprì un finestrino e una mano bianca lasciò cadere un pezzo di plastica, umido e viscido, proprio sopra la nostra piccola testa di cazzo. L'auto si mise in moto e se ne andò. La nostra piccola testa di cazzo notò che la plastica era quasi della sua misura, solo un poco più grande. Allora la calzò a modo di tuta da sub, si avvicinò alla riva e si lasciò scivolare nell'acqua. Timidamente fece un paio di bracciate e si accorse che galleggiava. Felice e vedendosi già dall'altra parte del lago, nuotò con più vigore certa di aver risolto il problema. Per sua sfortuna passava di lì un feroce pesce minchione che ne fece un sol boccone.
Bene, piccole teste di cazzo, la storia è finita. Ora tutti a letto e senza sputare..
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mercoledì 13 ottobre 2010

Ti guarderò per sempre.

Se guardarti negli occhi significa averti, ti guarderò per sempre a costo di perderti.                    

lunedì 11 ottobre 2010

Persi.

 Persi in questo mare nero, terribile
   Che corrode il corpo e succhia l'anima.
      Distanti anni luce dalla luce, dal possibile
         Fendiamo il buio con una lacrima.
            Vicini di stanza della signora delle tenebre
                Stringendoci le mani ripareremo dal freddo
                   Accarezzandoci il viso allontaneremo il soffio gelido
                       Sfiorandoci le labbra nuoteremo fino alla bianca rena dell'ultimo, infinito lido.

domenica 10 ottobre 2010

Masai.

  La combriccola del bar è formata da un gruppetto di ultra quarantenni, pieni di problemi, attaccati al bicchiere. Gente semplice che cerca di  apparire complessa, ma riesce soltanto a complicarsi la vita. Discorsi naive, deja-vu a manetta, politichese da bar di paese, insoddisfazioni e nevrosi a chi li. T. soffre di ansia al duodeno, M. di ansia da cazzo, Tr. vuole aprire un agriturismo perchè è stufo di  raccogliere olive. Parla dei Masai come fossero parenti e sostiene che vivono benissimo senza  Rolls-Royce. Io penso: tu porta una decina di Rolls a quei pastori e vedi, se dopo averci fatto un giretto, hanno ancora voglia di andare a piedi. “ Sono pensieri borghesi, di una classe che deve sparire ! “ Cazzo, Tr., ma pensi ancora che esista la borghesia. T., sopra al duodeno nevrotico, porta una t/shirt con  su scritto qualcosa tipo- Il  fucile è la democrazia degli operai -. Vuole andarci a scuola, l’indomani, con quella maglietta. Fa la bidella. Si considera danneggiata dal servilismo dei colleghi che, a suo dire, si pappano il meglio della pappa, gli incentivi scolastici, e a lei niente. Allora vuole dimostrare la sua anima operaia, per avere la sua fettina di torta. Grande rivoluzione. M. pensa solo al cazzo. Si veste giovane, parla giovane, si sente giovane. Io dico “ Ma tu sei giovane “, e penso, solo un po bruttina,  e continuo “ L’età non conta. “,  per altre.  Ma per quanto riguarda il cazzo, non ti preoccupare ce n’è per tutte. Si trova, si trova. Ce n’è un mucchio anche qui al bar. Bello pronto all’uso, basta chiamarlo. “ Tu prova ad andare in Oregon.. vedrai.. “ In Oregon ? Ma che cosa ci vai a fare in un posto così di merda, così in culo al mondo. Ma che cazzo ci sarà mai, nell’Oregon ? Sono dei poveri pazzi, alcuni anche socialmente piazzati, ma troppo inutili. Passa il venditore di rose, pakistano. Insiste.. Compra rosa..
“ Guarda.. se domani mi reciti l’inizio del Capitale di Marx, ti compro tutto il mazzo. Oppure il libretto Rosso di Mao. A tua scelta. Giuro che te lo compro. “ Il pakistano, o l’indiano, non capisce, annuisce, vaffanculisce. Lui di rosso ha solo alcune rose e i pantaloni che indossa.

sabato 9 ottobre 2010

Pillole.

Amore, voglio baciarti per sempre..
Va bene..quando esci lascia le tue labbra sul comodino.

Non ho mai amato nessuno come amo te.
Appunto..lascia perdere

.Vedrai amore..affidati, io ti cambierò la vita!
Ok. Ma non esagerare..vorrei vivere ancora per un po’.

Hey baby..sei insaziabile..prendiamoci una pausa..
Hai ragione amore e poi ho una gran sete..permetti?..
No..Cristo..ho finito lo sperma!

Sai caro, il mio sogno erotico ricorrente è di fare all’amore con più uomini contemporaneamente.
Beh..io sono solo..ma mi sono reincarnato già sei volte.

Ciao amore..sei unico..è stato bellissimo…ora , però, devo andare..ci vediamo domani pomeriggio qui da te?
Ok..se vuoi puoi lasciare qualcosa di tuo qui..che ne dici di cinquecento euro?

Baby..ti adoro e mi piaci un casino..però potresti, ogni tanto, farti la barba?..

E’ stato fantastico!..Non avevo mai goduto così tanto!..Sei un uomo meraviglioso!..
Sono una donna e mi chiamo Paola.

Mi ami?
Direi di si..
Mi sposeresti?
Direi di si..
E mi ameresti per tutta la vita?
Pensi di vivere a lungo?

giovedì 7 ottobre 2010

Le ali.

Lei è un angelo, ha ali fantastiche in mezzo alle gambe.

Oreste.

  “ Frena !.. Frena ! Porca puttana ! Ecco lo hai messo sotto, cazzo ! “......
  “ Era nero ? “ - “ Ma che cazzo ne so..Non ho visto bene, ma lo hai investito.. nero o no !..”
  “ Scendi, vai a vedere.. “ “ Ma perchè io devo scendere, tu lo hai schiacciato.. “ - “ Scendi, apri quella  fottutissima portiera e scendi... Vai !!. Oreste obbedisce, bestemmiando, e piove, e il gatto è lì, sotto la ruota anteriore sinistra, senza vita. La pioggia illuminata dai fari pare una tendina, di quelle di plastica , fatte di tante strisce colorate, che una volta stavano all’entrata di quasi tutti i negozi, e ti si impigliavano addosso ogni volta che le passavi.     Oreste pare Oreste, anche sotto quella luce, non potrebbe   essere altrimenti. A chi potrebbe somigliare, se non a quello che è, lui, l’Oreste. “ Allora.. era nero ? “- “ No, verde, testa di cazzo ! “ - Tutto bagnato, incazzato. “ Verde.. ma davvero ? Meno male, lo sai, no,che i gatti neri portano sfortuna. Verde.. ma dai.!. Non mi piglierai per il culo.. Oreste.. Guardami...   Di che colore era il gatto ? “ - “ Verde !.. Verde, cazzo !.. Ti ho detto  verde, stronzo ! “ - “ Ma dove cazzo si è visto mai un gatto verde ?!. “ - “ Forse nelle favole, forse, che ne so. Ma va a fanculo, va’ ! “
Già probabilmente in qualche storia fantastica è esistito un gatto verde. Ma questa non è una favola. Noi non viviamo in una favola. “ Allora tu, mio caro Oreste, pensi di vivere in una favoletta, credi agli orchi, alle fatine, ai bambini di legno, alle case di marzapane, ai grilli parlanti, ai sette nani, al principe azzurro, Biancaneve, Cenerentola ed il gatto con gli stivali lo vedi verde. Bravo, Oreste !. “ Rimetto in moto l’auto. Salgo anche con la ruota posteriore sinistra sul povero corpicino, gli do un’altra bella passata di gomma, vado avanti due metri, inserisco la retromarcia, ripasso sulla carcassa del povero animale e poi ancora avanti, un’altra volta. Mi fermo tre metri più in là. “ Cazzo.. ma sei proprio uno stronzo !
Perchè lo hai massacrato così ?! “ Ah Oreste.. Oreste.. Le favole non esistono, quindi il gatto non c’è mai stato, penso tra me. Ti guardo, Oreste, ti sto guardando. “ I gatti verdi non esistono. Oreste, tu leggi troppi libri di fantascienza. “ - “ Ma che cazzo stai blaterando, io non ho mai letto libri di fantascienza,  anzi, credo di non averne mai letto uno, di libro. “ - “ Appunto. Oreste.. “.
  

mercoledì 6 ottobre 2010

La chitarra.

Tanti anni fa, in un negozio di strumenti musicali, comprai una chitarra. Tornato a casa la misi in un angolo, vicino alla libreria. Ancora oggi, ogni tanto, la guardo e mi domando perchè non produca suoni, autonomamente.
 .

Centochiliedunetto..

Peso ormai centochiliedunetto e non mi domando perchè. Aspetto di saltare in aria, disseminando i vari pezzi del mio grasso corpo un po qua e un po là. Qualcosa anche un po più in là. L’esplosione di un ciccione non desta mai ammirazione, però genera una certa confusione. Il grasso colando lungo la via provocherà incidenti automobilistici, le budella
andranno ad attorcigliarsi sicuramente al collo di qualche passante strozzandolo, le dita grassocce,  diritte nel culo di chi capita, portando a seconda del caso, gioia o disperazione, i polmoni, finalmente liberi si alzeranno al cielo come palloncini per poi ricadere con violenza sul gatto della mia vicina, uccidendolo, così che anche l'odiata bestiaccia possa capire che il polmone non è poi così buono, ed infine i piedi insanguinati si infileranno in quel noto negozio del centro, dove, in vita, non sono mai potuti entrare, per ragioni di economia, portandosi via, dopo averle calzate, il paio di scarpe più costoso.
Peso ormai centochiliedunetto, aspetto di saltare in aria.

martedì 5 ottobre 2010

Notte di San Lorenzo.

Lo specchio è piccolo ma ha una cornice importante. Il primo riflette la mia immagine, la seconda se stessa.
Guardo le stelle. Brillano fortissimo in un cielo buio, sopra la mia testa, sopra il mio corpo disteso, sopra il mio cuore malato. Danzano nella musica del grande    silenzio. Ogni tanto ne cade una ed io esprimo il desiderio di vederne cadere un’altra per poter esprimere lo stesso desiderio, così, all’infinito, fino a che tutte non siano cadute liberando il cielo ed anche me, che non ne posso più di stare lì, come un pirla, con il naso all'insù.


venerdì 1 ottobre 2010

Pillole: 7 Km al giorno.Tre e mezzo all'andata e tre e mezzo al ritorno.

"Basta!..Ho deciso..Ti lascio!"
"..OK.."
" ..E va bene..Ti lascio domani.."

" Lascia perdere..stasera non ne ho voglia."
" Ma tu non ne hai mai voglia."
" Stasera di più."

" Ma tu.. lo fai protetto?"
" Certo..ho preso un'aspirina."
" Un'aspirina?!?"
" Si. Vedi quello che realmente mi spaventa sono i baci."

." Certo che ad una certa età il sesso è molto meglio. Ricordo la mia prima volta: lui era molto carino ma non ci sapeva fare ed io ero terrorizzata. Fu un vero disastro.E per te come è stata la prima volta?"
" Direi bene, ottima. Lei..una gran zoccola."
" Ah..si..e quando è stato?"
" Adesso."

" Scusa se te lo chiedo.ti sono piaciuta?"
" Si."
" Non si direbbe."
" Perchè?"
" Beh..è estate, fa un gran caldo e tu ti sei messo il cappotto."

" Mi ami?"
" Direi di si."
"Mi sposeresti?"
" Direi di si."
" E mi ameresti per tutta la vita?"
" Pensi di vivere a lungo?"

" Sei bellissimo!"
" Ti ringrazio ma guarda che lo so che sei cieca."

La gruviera.

A cinquant'anni mi sono voltato indietro per vedere se mi ero perso qualcosa. In effetti qualcosa l'avevo smarrita: la carta d'identità.
Cos'è il tempo che passa e perchè passa così velocemente senza darti il tempo di accorgertene? Perchè il tempo non ti da il tempo di renderti conto che il tempo passa? Ed in fondo cosa siamo noi se non uno spazio temporale magari un acquazzone? Perchè non portiamo sempre con noi un ombrello, grande non piccolo, un bel ombrellone che ci ripari dallo scrosciare del tempo, dalla pioggia di rughe che si abbatte sul nostro viso, dal rimbalzare dei denti sull'asfalto ruvido di questa strada che pare non finire mai ed invece, improvvisamente, si interrompe senza avvertire?
"Tu..si dico a te giovane.no, non aver paura..rispondimi.."
"Ma non saprei..credo di avere un appuntamento..comunque, io col tempo ho una certa confidenza..faccio il tassista, uso il tassametro.. mia nonna possiede un orologio a cucù..e poi, mi scusi, lei è il filosofo..lavoro, io..non ho tempo per pensare al tempo..Etcì!..scusi, sa, il raffreddore, c'è un tempo da lupi..prendo un Tempo?..mi dia il tempo per soffiarmi il naso. Perbacco, sono operazioni, queste, che richiedono il loro tempo..insomma, tempo al tempo. Ma perchè le fa a me queste domande? Le ponga al mio amico qui..si proprio quello vicino a me..è svizzero e, come si sa, gli svizzeri sono precisi, come cronometri, svizzeri. Trovano anche il tempo di produrre dell'ottimo cioccolato e, per risparmiare tempo, fanno un formaggio pieno di buchi. Mi dica lei perchè mai una persona che non ha tempo da buttare debba comprare un alimento tutto bucato..che lo si compri per aggiungere altri buchi ai buchi lasciati dal tempo?"
A cinquant'anni mi sono voltato indietro per capire se mi ero perso qualcosa.
In effetti qualcosa l'avevo persa: la gruviera.

Cartone animato.


Mischiando carte, arrotolando cartine, ha dato fuoco ad una cartiera.
Ora saluta il vecchio cartolaio e l'erroneo cartomante, mette un cappello di cartapesta in testa ed esce a far festa.
Complimenti per la cravatta ed il vestito di carta straccia.