martedì 30 novembre 2010

Edoarda.

  La piccola grande donna venuta da una terra grassa cucinava cosce di pollo e risate. Tra i tavoli all'aperto, che avevano già conosciuto le fette di pane e salame di Ottavio, volteggiava. Colorata e leggera. Le notti d'estate, rischiarate dal lume delle candele, parevano più fresche tra quelle macerie indimenticate. Stellate infinite tuffate nei bicchieri di vino di sognatori che, già ebbri di canzoni strappate al silenzio, sostenevano un mondo, il mondo di Dudù. Lei che un giorno aveva scambiato una pensione nel centro per una pergola sotto la luna rideva come solo sanno ridere le persone che amano la vita. Quel giorno fece un viaggio breve che la portò lontano, sino ad una spiaggia dorata dove i suoi capelli rossi spiccavano ancor di più. Il mondo di Dudù, estetica e sogno. Frittelle e abbracci. Avventura e samba. Voglio ricordarti così, immortalarti mentre sorridi a chi ti porta via una piccola cosa senza toglierti niente. Dudù e il tuo tempo. Alla stazione c'era un bel sole e tanti altri mondi possibili. Dudù hai fatto il biglietto e scalza sei andata, restando ferma mentre il mondo va.

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