martedì 9 novembre 2010

Marchionne.

Ho sognato Marchionne. Vestiva una tuta blu consunta e sporca da meccanico. Avvolto dalla nebbia di Mirafiori aspettava che i cancelli si aprissero. Nella tasca sinistra aveva un panino con mortadella scaduta, in quella destra una bottiglia di spuma chiara sgasata. Era tutto quello che poteva permettersi a causa del misero stipendio da manager che percepiva. Al di là dei cancelli lo aspettava un operaio squalificato addetto alla catena di montaggio della mitica Duna che nel tempo era diventata un " must " dell'Azienda di Produzione di Automobili nota come FIAT senza LUX a cui aveva giurato fedeltà per l'eternità. Il metalmeccanico indossava uno splendido completo grigio in frescodilana taglio Caraceni abbellito da una pochette color amaranto e calzettoni originali mai lavati usati da Gigi Meroni e, stranamente, somigliava a Carlos Monzon. Quando la sirena suonò, anzi, per la precisione, intonò Funicolì Funicolà e i cancelli si aprirono, un gruppo folk in costume da Pulcinella gli si fece incontro danzando ed invocando Maradona e San Gennaro. Dietro, come in processione, una fila interminabile di giovani operaie bellissime coperte solo da gocce di Chanel n°5 e cassaintegrati che parean modelli usciti dalle pagine patinate di VOGUE ebbri di Champagne. Marchionne non riuscì a muovere un solo passo, rimase immobile, impietrito mentre il festante corteo lo superava senza nemmeno vederlo. Quando anche l'ultimo cassaintegrato scomparve all'interno di una gigantesca Panda 30 adibita a discoteca, si mosse verso l'ingresso dell'amata Azienda. Appena varcato il cancello Monzon alzò un dito intimandogli l'Alt. Marchionne spaventato gli offrì il suo panino con mortadella ed il metalmeccanico ne fece un sol boccone. Poi gli morse e mangiò la mano ingoiandola in un attimo, dopo gli triturò l'intero braccio ed infine gli staccò un orecchio sputandolo subito a terra. Marchionne urlava disperato ma lì non c'era più nessuno, tutti si erano trasferiti in Serbia. Dopo qualche ora giunse una delegazione di operai di colore incazzati venuti appositamente da Detroit per fare con lui quattro chiacchiere ma non erano ne neri, ne gialli, ne bianchi. Erano verdi dalla rabbia, tutti superdotati e gli fecero il culo. Quando ebbero finito si diressero verso il centro della città per farsi qualche birra da vomitare nell'androne della Sede della Juventus. Lui da terra, stravolto forse anche dal piacere, ebbe una visione: Del Piero con l'aureola sulla testa e l'uccellino sulla spalla sinistra. Tese la mano rimasta verso il Santo ma questo non si offerse e l'uccellino gli fece " plin plin " sugli occhiali.
Qui finì il sogno e, come si dice, tutto bene quel che finisce bene.                                                      

4 commenti:

  1. Questo si che è un sogno che desidererei vedere trasformarsi in realtà!
    Bel blog norberto, ti seguirò con piacere! A presto

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  2. Grazie Napalm e complimenti per il nickname.ciao.

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  3. mi hai lasciata senza parole signor minguzzi........hai talento da vendere, bravo!!!!

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