mercoledì 3 novembre 2010

Disteso sull'erba.

Disteso sull'erba, all'ombra di un tiglio, aspettavo una Primavera. Venne, seguita a ruota da un motorino con in sella un ragazzino che mi guardava con sospetto. Dissi " Ciao.." e tutto cominciò. Montando su quella Vespa condotta da un sogno lo osservai. Magro, capelli ricci leggermente scapigliati, con gli occhi infuocati di chi sa che qualcun'altro, venuto da Marte, gli ruberà il suo di sogno. Guidava il Benelli tre marce con la distrazione dell'innamorato e la furia di uno scienziato. Oggi è un umanista e forse furono quelle stradine di campagna, quelle curve scivolose, quelle salite e discese percorse anche di notte sotto milioni di stelle durante quella fiabesca estate a farlo derapare verso lidi frequentati da poeti e scrittori. Procedevamo spediti, circondati da odorosi prati, sulla tortuosa salita che portava alla Canonica. La mia autista era provetta e spericolata motociclista figlia di un motociclista, lui restava in scia cercando di non sbagliare nello scalare le marce. Arrivammo ridendo felici e la Primavera si spense. Scendendo mi voltai e lo vidi sgommare sgasando via. Lo salutai con la mano ma lui non se ne accorse, era già lontano. La sera dopo lo rividi e conobbi il suo nome. Giocammo a bocce, ma questa è un'altra storia.

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