Alcune sono condivisibili, altre divisibili, poche moltiplicabili, tante irreversibili.
Poi, una sera, sorseggiando stancamente un aperitivo accompagnato dalle solite olive, ci si può accorgere di aver perso qualcosa o di aver dimenticato qualcos'altro: la scatola dei cerini, il rubinetto del gas aperto in cucina, una scarpa nel frigorifero o il canarino nel forno con un limone nel culo. Poi, una volta finita l'ultima goccia di quello che si sta bevendo e sputato in un occhio del vicino di tavolo l'ultimo nocciolo d'oliva, si ordina al barista il secondo bicchiere, dopo il terzo ed ancora il quarto. A questo punto è probabile che non si sappia più dove ci si trovi, in quale mondo, questo, quello o un'altro a caso?
Allora sorgerà, tra un rutto e l'altro, una domanda spontanea:
Se non sappiamo dove siamo, chi siamo e, soprattutto, chi è quel tizio che ci sta chiedendo di saldare il conto agitandoci sotto al naso una scopa di saggina sporca di segatura urlando che deve chiudere perché lo aspettano a cena, come mai, mischiando e smazzando un mazzo di carte, la carta che peschiamo è sempre l'asso di cuori?
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