martedì 8 febbraio 2011

Scapecchia.

Scapecchia 'O Poeta, in una fresca sera di fine estate osservando rapito la montagna, disse: " Ah, che verdura!".
Pigramente seduto al solito tavolo d'angolo nel dehor dell'unico bar del paese filosofeggiava tracciando aste su di un quaderno a quadretti rimastogli dai tempi delle elementari frequentate con profitto per dodici anni ottenendone la licenza per sfinimento della maestra. Per noi, giovani ed inesperti della vita, lui era il faro. Le sue frasi, come traccianti luminosi, ci indicavano la giusta via, il suo alito riusciva a farcela percorrere di fretta. Aveva pensieri e parole per tutti anche se spesso intorno a lui non c'era nessuno. Il vuoto lo assillava. Un bicchiere vuoto, poi, lo disturbava. " Un dito di vino non ha mai ucciso nessuno. Un vetro non colmo ammazza la fantasia." diceva alzando un poco la voce e contemporaneamente strizzando l'occhio destro, l'unico che aveva. Divenne 'O Poeta il giorno che dalla stalla di sua nonna scappò il maiale. Quel pomeriggio, come sempre, stava riposando nel pagliaio quando udì l'anziana urlare: " 'O maiale!! 'O maiale!!! Oe, venite, currite! Scapecchia! Cuorno e bicuorno! Do' cazzo stai!" Lui con gli occhi chiusi puntati nel cielo, una spiga di grano tra i denti, trasalì, poco poco, piano piano. Vide passare l'enorme animale sollevando nuvole di polvere lungo la strada sterrata e in discesa, subito dietro la nonna che ruzzolava imprecando contro tutti i Santi del Paradiso.  Colto da improvvisa ispirazione compose in un attimo la prima poesia ed a braccia tese e mani aperte, rivolgendosi al sole, così recitò: " 'O maiale! 'O maiale! Currite gente! D'isso niente se ietta e sape che cuorno e bicuorno lo aspetta. E mo' che a miezzo au cielo 'na muzzarella tiene a fuorma de la chiu bella stella, io sto accà e te canto, maialo, nun fa scuorno, tuorna au palo."
Passarone due ore ed il suino venne finalmente ricatturato e ricondotto a bastonate dalla nonna alla stalla. Nel mentre " L'ode al maialo " fece il giro del paese. Scapecchia, la sera, al bar, venne insignito dal Sindaco con una corona d'alloro e nominato  a furor di popolo 'O Poeta. Seguirono copiose libagioni ed infinite pacche sulle spalle. 'O Poeta, a seguito delle mazzate ricevute, divenne curvo e leggermente gobbo. Lui, in un primo momento, ci rimase male, poi la notte, nel suo letto al lume fioco di una candela, sfogliando una vecchia enciclopedia vide un ritratto di Giacomo Leopardi con sotto la didascalia " Sommo poeta.". Si trovò somigliante e ne fu contento. Pungolato dalla vicinaza con il Sommo si mise alacremente all'opera sviluppando il tema del maiale in mille versi. Dopo anni pubblicò a sue spese un libricino di liriche che intitolò "Setole." col quale vinse il Primo Premio del Concorso di Poesia da lui stesso indetto in occasione della festa del Santo Patrono di Senerchia. La nonna per festeggiare l'evento propose di macellare il maiale. Questi non sapendo nulla di poesia si dichiarò contrario. Non ci fu nulla da fare. Il Natale dopo tutti i paesani ebbero in dono un salame firmato Scapecchia.              

3 commenti:

  1. mi sono fatta un sacco di risate signor Minguzzi, la tua fantasia non ha limiti....BRAVO!!!

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  2. Qualche persona vagamente somigliante nel comportamento a Scapecchia mi sembra di averla conosciuta, dalle mie parti. Ma l'arte si sa, tutto trasfigura e rende sublime. Grande vis comica, dunque, in questo post.

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