domenica 18 marzo 2012

L'aviatore.


Quel giorno decise di volare.
Prima di farlo volle mettere le cose a posto.
Cominciò facendo a pezzetti carta d'identità e scheda elettorale e le gettò nel camino. Mentre il fuoco riduceva in polvere i suoi effetti personali, andò in camera da letto, aprì e svuotò l'armadio quattro stagioni, tre erano completamente vuote, e tornò indietro con un mucchio di vestiti che lasciò cadere tra le fiamme. Poi ritornò sui suoi passi brandendo un'ascia e prese a colpire con forza l'armadio. Quando ebbe finito, del quattro stagioni non restava che un mucchio di pezzi di legno, praticamente un riassunto confuso, un puzzle impazzito di un intero anno, fino ad un attimo prima ordinatamente appeso a stampelle e accuratamente disteso, piegato in cassetti e ripiani. Bruciò tutto e nel farlo si sentì improvvisamente più giovane. Guardandosi nel grande specchio appeso in fondo al corridoio ne ebbe conferma. Era effettivamente ringiovanito almeno di dieci anni. Prese coraggio e continuò l'opera di distruzione di tutte le sue cose. Sfasciò tutto quanto gli era più caro, i dischi e il giradischi, la chitarra ed il pianoforte, strappò le fotografie, lacerò i quadri appesi alle pareti, ruppe la sua amata collezione di portauova e quella di tazzine da caffè che, testardamente, aveva messo insieme negli anni pur non avendo mai bevuto, in tutta la sua vita, un caffè. Non ne sopportava l'aroma. A lui piaceva il tè, quello con il filtro, come le sigarette, con una bella fetta di limone, naturalmente. Perse un po' di tempo pensando al tè e lo fece in inglese. Poi ricominciò a sfasciare tutto, partendo dalla cucina dove non si salvò nemmeno un accessorio, per giungere, a fine giro dell'appartamento, in bagno dove ci volle una certa forza per divellere i sanitari compresa la vasca da bagno.
Quando emerse da una nuvola di polvere, dando uno sguardo tutto intorno, capì di aver completato l'opera.
Si sentiva rinato.
Ora era pronto, poteva finalmente volare.
Cercò di muovere i primi passi verso l'ampia finestra del salone ma si accorse, con grande stupore, di non riuscire a camminare, anzi non stava proprio in piedi. Procedeva lentamente a carponi ed il corridoio gli pareva infinito. Le pareti erano altissime, le finestre lontanissime. Voltandosi notò lo specchio, ora enorme, in fondo al corridoio e vide se stesso riflesso. Nel vedersi, bambino, gli venne da urlare ma, dalla sua bocca spalancata, uscì solo un vagito stizzito. Poi, succhiando un pollice, si calmò.
- Effettivamente sono ringiovanito parecchio, forse un po' troppo - pensò.- OK, vorrà dire che ricomincerò tutto daccapo!-
E da grande?
- L'aviatore, naturalmente.-

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