lunedì 16 aprile 2012

L'uomo con le pinne.



L'uomo con le pinne passeggiava le vie del centro mulinando le braccia possenti urlando come Weissmuller. Cercava la sua liana o un alligatore qualsiasi con cui battersi all'ultima squama. Trovò un armadillo, comodamente seduto ad un tavolo di un bar, che leggeva un trattato di Rifkin sulla terza rivoluzione industriale sorseggiando un caffè lungo ma ristretto.
Al tavolo vicino c'era un grillo. Uno grosso, grasso, con i capelli grigi e ricci. Un grillo parlante, di quelli che parlano parecchio, forse troppo. Intorno era il silenzio, tutti ascoltavano, forse troppo.
L'uomo con le pinne strappò da sotto al culo di una ricca signora, con un canotto al posto delle labbra, la sedia sulla quale poggiavano le sue vissute chiappe e si accomodò alla destra dell'armadillo. Intanto il grillo continuava il suo show strappando, ogni tanto, una risata, un applauso a chi passava.
L'uomo con le pinne disse ad alta voce:" Però, in gamba l'amico! Riesce persino a far ridere sparando cazzate in un momento come questo dove ci sarebbe spazio solo per le lacrime."
L'armadillo, alzando gli occhi dal suo libro, lo guardò e disse:" E' solo un coglione che parla a vanvera. Un comico d'avanspettacolo, un qualunquista. E' il vecchio che avanza, che non si arrende mascherandosi ora da volpe, ora da gatto. Sempre la stessa storia che si ripete. Niente di nuovo sotto il sole ed oggi è pure nuvolo."
Poi finì il suo caffè, si alzò e, facendosi largo tra la folla con le sue unghie scavatrici, si allontanò.
L'uomo con le pinne gli andò dietro nuotando un perfetto crawl.
Dei due nessuno seppe più nulla, si persero nella notte dei tempi.
Del grillo, invece, negli anni che vennero si sentì ancora parlare parecchio.
A sproposito, naturalmente.


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