lunedì 20 dicembre 2010

Il plastico.

A seguito dell'ultimo evento sismico verificatosi due giorni prima, l'ingegnere, in forza alla Protezione Civile, decise di accettare l'invito a cena fattogli da Hansel e Gretel, un sabato sera a sua scelta, per discutere sull'opportunitò di rendere antisismica la loro casa di marzapane. Si mosse dalla poltrona, dalla quale stava ascoltando, senza audio, D'Alema ospite di Matrix, per sedersi alla scrivania dove era il telefono in bachelite. Alzò il ricevitore e compose, sul vecchio disco coi buchi, il primo numero della serie. Infilando l'indice in quello del 5 ruotò il disco ascoltandone con piacere, come sempre, il fruscio di ritorno. Poi fece gli altri. Rispose il proprietario del ristorante La Grande Muraglia, al quale ordinò un riso alla Cantonese e degli involtini Primavera. Dopo poco suonarono alla porta e un piccolo muso giallo gli consegnò quanto richiesto. Pagò il conto lasciando il resto di mancia. La porta si richiuse sull'inchino con " Glazie!" del garzone. Tornò verso la poltrona e si risedette davanti al televisore muto. C'era sempre D'Alema, muoveva la bocca e pareva un pesce in un acquario.  Aprì il contenitore del riso e con delle bacchette di legno, dono di una sua amica molto portata per un certo genere di giochetti orientali, cercò di raccoglierne alcuni chicchi. Non riuscendoci optò per una forchetta. Finito il riso, bevve un sorso dalla bottiglia di birra danese che era ai piedi della poltrona, fece un rutto compiacendosi dell'effetto sonoro, e passò agli involtini. Uno lo diede al gatto che ronfava accovacciato sulle sue pantofole, gli altri due li mangiò con un certo disgusto. Poi scolò la birra rimasta e si accese una sigaretta. Soffiando verso il soffitto anelli di fumo pensò che, forse, aveva fatto male a gettare, dopo averla fatta a pezzi con un machete, sua moglie nella grande stufa in ghisa che riscaldava la casa, qualche giorno prima. Va bene, era una rompipalle però cucinava discretamente. Le riuscivano splendidamente i dolci, in particolare la torta di mele di cui andava pazzo. Gli venne voglia di qualcosa di dolce. Si alzò ed andò in cucina. Nel frigorifero non ve n'era traccia. Ripiegò su alcune bustine di zucchero che aveva rubato dal bancone di un bar la sera prima. Ne aprì una, la portò alle labbra e lasciò scivolare i cristalli bianchi sulla lingua. " Ho fatto bene ad ammazzarla!" urlò " Ok..faceva un'ottima torta di mele ed anche un discreto tiramisù ma, a questo mondo, non servono i dolci, i dessert. Non serve lo zucchero, il miele. Servono portate pesanti, piene di cattiveria. Basta con la melassa!". Urlava così forte che il vicino, malato da tempo di diabete, si spaventò e chiamò la Polizia. Gli agenti cercarono di calmarlo ma lui reagì e dovettero arrestarlo. A seguito di perquisizione trovarono nella cantina alcuni resti umani incollati ad un tanga. Le analisi di laboratorio eseguite dal Ris di Parma evidenziarono che si trattava di pelle e peli appartenuti ad una donna e che i reperti risultavano intrisi di zuccheri. Quando il magistrato incaricato di interrogarlo gli chiese se aveva idea di chi ne fosse la proprietaria, lui disse di sì. Era sua moglie e confessò di averla uccisa, tagliata a pezzi e bruciata nella stufa. Misero a verbale e gli fecero controfirmare il foglio. Poi gli chiesero il perchè, cosa lo avesse spinto ad un tale efferato gesto. Lui rispose che lo avrebbe rivelato solo se ospitato da Bruno Vespa, a Porta a Porta. Il plastico dell'appartamento, dato che era ingegnere, lo avrebbe portato lui.  

1 commento: