mercoledì 23 marzo 2011

La bomba intelligente.


Bussarono alla porta e Kemahl andò ad aprire.
Sull’uscio, con un vestito da sera, c’era una bomba intelligente.
Lui la fece entrare ed accomodare in salotto.
Lei, cordialmente, lo informò che, prima di esplodere e distruggergli la vita, aveva l’obbligo di rispondere a qualsiasi domanda di cultura generale di modo che lui fosse certo di venire ucciso da una bomba di provata intelligenza.
Gli disse che non erano chiacchiere e gli mostrò il certificato di garanzia.
Il libretto delle istruzioni lo tenne per se, tanto a lui non serviva.
Ci tenne a precisare che i pacifisti facevano del terrorismo mediatico quando affermavano che lei e le sue sorelle non erano poi così geniali, anzi piuttosto stupide. Le ritenevano dotate di nozioni da enciclopedia o peggio da Settimana Enigmistica.
Non era così.
Loro avevano conseguito la laurea, col massimo dei voti, in ammazzamento mirato e le storie che giravano tra quei terroristi, nelle quali si narrava di stragi di inermi civili tra cui vecchi e bambini, erano pretestuosamente inventate.
Lui la ascoltava con interesse, cercando di farla parlare il più possibile per aver il tempo di individuare la spoletta da disinnescare.
Le offrì un tè alla menta, dei pasticcini, una fetta di torta di mele.
Poi la invitò a cena.
Lei accettò pur precisando che non aveva molto tempo.
Lui cucinò dell’ottimo cuscus con le verdure, uno stufato di agnello, un dolce straordinario. In frigo aveva ancora una bottiglia di champagne e decise che era l’occasione giusta per farle saltare il tappo.
Lei gradì tutto ed a fine pasto fece per alzarsi per adempiere al suo compito.
Lui la trattenne accarezzandole un’ala, le chiese di rimanere ancora un poco.
Lei acconsentì con un leggero imbarazzo, rossa d’emozione.
Allora lui si alzò e mise nel lettore un cd di Chopin.
Un Notturno riempì di romanticismo la sala da pranzo.
Lui, guardandola con passione, le allungò una rosa di plastica che aveva in un cassetto.
Lei la prese e la portò all’ogiva per annusarla.
Lui le disse che le rose non hanno odore, non profumano.
Lei disse che andava bene lo stesso.
Lui la invitò a ballare, lei disse di si.
Mentre avvinghiati piroettavano lentamente per la stanza, lui la tastava nel tentativo di disinnescarla.
Lei, ad ogni tocco, emetteva mugolii di piacere.
Poi i Notturni finirono ed era quasi l’alba.
Stanchissimi si lasciarono cadere su un divano.
Lei lo guardò con tenerezza.
Lui con terrore.
Lei disse: ”Grazie per la magnifica serata. Sei stato fantastico e mi sono divertita moltissimo. Lo so che tutto quello che mi hai offerto era solo per prendere tempo. Capisco che tu non voglia morire. Sai ho una sensibilità speciale per queste cose. Ho apprezzato le tue carezze anche se erano rivolte a scoprire il mio segreto, fatte solo per annullarmi. Ora se vuoi, prima che io esploda e ti porti via con me, puoi farmi un’ultima domanda. Chiedimi dove nascondo il detonatore.”
Lui si mise in ginocchio e, con le mani giunte la pregò, di dirglielo.
Lei lo guardò sorridendo e disse: “Allora non hai capito. Io sono una bomba intelligente, mica una stupida! Felice di averti incontrato. Nulla di personale. Ciao.”.
Ed esplose.

2 commenti:

  1. terribilmente cruda, non puo' non farti riflettere......bravissimo signor Minguzzi, come sempre!!

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