mercoledì 16 marzo 2011

W l'Italia.

La mattina del 16 marzo 2011 l’addetto stampa della Presidenza del Consiglio emerse trafelato da una caverna, situata nei pressi del Viminale e di proprietà dello IOR, già presa in affitto, a suo tempo, da alcuni martiri cristiani e, successivamente, da un gruppo di Carbonari, per leggere ai numerosi giornalisti di tutte le testate, nazionali ed internazionali, appostati in cima a delle barricate e muniti di penna, portatile e moschetto, il comunicato redatto a seguito di una riunione tempestosa del Consiglio dei Ministri avvenuta nella notte, a lume di candela e, ci tenne a precisare, senza puttane.
Il Governo, dopo lunga e partecipata discussione, aveva finalmente deciso di rendere omaggio all’Unità d’Italia ed al suo Risorgimento, organizzando una grande manifestazione in memoria delle 5 Giornate di Milano. L’evento si sarebbe svolto, naturalmente, nella operosa città lombarda. In tutto il Paese sarebbero stati affissi enormi manifesti raffiguranti un piatto contenente una cotoletta panata adagiata sopra ad un risotto alla milanese su di una tavola apparecchiata con una tovaglia tricolore. Per dare maggior risalto all’evento, oltre alle solite sfilate delle Forze Armate occasionalmente in costume d’epoca, si era pensato di raddoppiare le Giornate, portandole da cinque a dieci, dando vita ad un torneo di calcio, con un girone di andata e uno di ritorno, che avrebbe coinvolto le migliori e più rappresentative squadre padane, alfine di smetterla con tutte le pretestuose polemiche montate dall’opposizione,  tese a mettere in cattiva luce l’operato dell’esecutivo in merito ai festeggiamenti, affatto negati, del 150°Anniversario dell’Unità d’Italia. Le formazioni che avrebbero dovuto scendere in campo erano: Milan, Inter, Varese, Brescia, Atalanta, Monza, Cremonese, Sant’Angelo Lodigiano, Carugate, Arcore e Pro Patria. Sul petto di ogni giocatore, cucita sulla divisa sociale, una coccarda coi colori della Nazione e, sul retro, una riproduzione in oro della Madunina. In palio la Coppa del Risorgimento creata, per l’occasione, da Dolce & Gabbana, raffigurante un biscione in tanga leopardato avvoltolato su un grande 5. Le partite si sarebbero svolte in Piazza Cavour appositamente e velocemente riadattata a campo di calcio.
Gli inviati presero appunti non saltando alcuna virgola e l’addetto stampa concluse il comunicato sventolando il tricolore al grido di W l’Italia!
Gli articoli andarono subito in stampa e tutti i giornali diedero ampio risalto alla notizia. I telegiornali rimarcarono l’impegno del Governo e la sua buona volontà. L’opposizione emise un contro comunicato di leggera protesta, pur apprezzando l’idea, lamentando il non coinvolgimento di Roma e Napoli nella disfida. Il Presidente del Consiglio, risentito per la critica, chiamò Galliani e gli impose di comprare subito il noto centroavanti del Flamengo Enrique Totinho, oriundo e lontano discendente di un bersagliere italiano, e di schierarlo titolare fin dalla prima partita anche con le stampelle.
Nonostante le critiche di parte del Paese il torneo si svolse con soddisfazione di tutti. Il calcio, come si sa, alla fine unisce sempre.
Per la cronaca vinse il Milan che in finale affondò il Pro Patria con calcio di punizione proprio di Totinho che, con un tiro potentissimo, al novantesimo, fece breccia nella barriera degli avversari. La Coppa del Risorgimento, ancora oggi a distanza di anni, fa bella mostra di se, tra gli altri mitici trofei, nella ricca bacheca della società rossonera.
Il Presidente? Sempre lui, naturalmente.                     

1 commento:

  1. tragicomica, sopratutto la parte finale....bravo signor Minguzzi....mi sono divertita!!!!

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