martedì 15 marzo 2011

L'acqua.

Quella mattina, nel luogo più arido del mondo, la gente si alzò e trovò l’acqua.
Dopo un primo momento di stupore cominciò a raccoglierla usando ogni recipiente possibile. L’acqua, però, non finiva mai. Usciva copiosa da ogni rubinetto. I pozzi, da sempre secchi, dislocati nel villaggio erano tutti strapieni. Tutti bevvero più che poterono temendo che prima o poi sarebbe certamente finita. Non finiva, anzi aumentava. Decisero così di lavarsi in massa, tutti assieme. Gli uomini strofinavano e sciacquavano le donne, le donne i bambini, i bambini i vecchi. Quando per sfinimento la smisero e furono asciutti, si accorsero, guardandosi intorno, che la vegetazione, fino ad allora misera e rinsecchita, era improvvisamente divenuta folta e rigogliosa. Sterili arbusti si erano trasformati in alberi verdissimi, carichi di frutti. Gli orti, poveri e quasi dimenticati, pieni di ogni ben di Dio. Il capo villaggio riunì il consiglio degli anziani e propose loro di dare una grande festa in onore dell’acqua e degli Dei che l’avevano finalmente mandata. Gli anziani, non avendo mai visto in vita loro tanta abbondanza, pur non sapendo chi ringraziare, diedero la loro approvazione. Si decise così di inviare il più valoroso tra i giovani sulla Montagna Sacra con un cesto di doni per gli Dei. Mohammed, figlio di Baruk, fu il prescelto. Dopo averlo vestito a festa, adornato con un copricapo di piume di pavone e dipinto con i colori dell’allegria e riconoscenza, gli consegnarono una gerla stracolma di frutta ed ortaggi e lo accompagnarono festanti sino alle porte del villaggio. Lui, orgoglioso di tanto onore, salutò fiero e partì.
Attraversò un primo fitto bosco di cui non ricordava l’esistenza, poi un secondo, un terzo. Giunto alla fine di quest’ultimo incontrò quello che aveva sempre visto, il deserto. Non si perse d’animo e cominciò ad affrontarlo. Camminava ormai da molte ore e la montagna era ancora lontana. Si fermò per riposare un poco, scese la gerla dalle spalle e si sedette su una pietra. Aveva fame e la frutta era invitante. Ne mangiò un poco sperando di non far arrabbiare gli Dei. Nessuno si risentì, allora ne prese dell’altra e poi ancora e ancora. Quando ebbe finito il pranzo gli venne sete. Aprì l’otre che conteneva acqua freschissima e bevve senza ritegno. Quando decise di ripartire il carico era molto più leggero, quasi impalpabile. Camminò sino a notte fonda finchè le stelle tappezzarono il cielo. Trovò un angolo riparato per passare la notte, si sdraiò e s’addormentò. Quando si svegliò tutto intirizzito dal freddo la mattina dopo, la gerla era sparita. Con essa la poca frutta avanzata, gli ortaggi e l’acqua. Per la disperazione si mise ad urlare e cadde dal letto. Alzandosi da terra si accorse che tutto era stato solo un sogno. L’abbondanza d’acqua non c’era mai stata. Il posto dove viveva era arido, secco, desertificato come sempre. La gente disperata come ogni giorno.
Andò alla capanna del capo villaggio e gli disse che aveva qualcosa da dire.
Questi lo ricevette e gli offrì da fumare. Fumarono in silenzio. Poi, il capo, gli chiese che volesse. Mohammed gli disse che aveva fatto un sogno. Nel sogno c’era tanta acqua, moltissima. Ce n’era per tutti e tutti erano felici. Poi lui era stato incaricato di portare dei doni agli Dei che abitavano la Montagna Sacra. Strada facendo si era addormentato, alla Montagna non era mai arrivato e quando si era svegliato il sogno era svanito e con esso anche l’acqua.
Il vecchio sapiente lo guardò con occhi tristi e disse:
“ Vedi caro Mohammed, tu sei un giovane valoroso e voglio che tu sappia. La Montagna Sacra non esiste come, qui, non c’è mai stata acqua. Per secoli ci siamo tramandati questa fiaba degli Dei affinchè la nostra gente avesse qualcuno a cui rivolgere preghiere o insulti. Quello che dovevamo fare non l’abbiamo mai fatto. Non siamo mai stati capaci di ribellarci al nostro destino. Ma oggi tu e gli altri giovani dovete farlo. Andate per il mondo e pretendete l’acqua. Lottate per voi e per i vostri figli, per il vostro comune futuro. Non arrendetevi, non fermatevi. Gli Dei sono solo una stupida invenzione. Voi siete la realtà. Urlate, fatevi sentire, pretendete.
Solo così l’acqua verrà.”
Poi, tra le lacrime, lo congedò.
Mohammed lasciò il vecchio al suo pianto ed uscì. Giunto al centro del villaggio chiamò a se tutti i giovani, donne e uomini, e disse: ” Gli Dei non esistono. Nessuno potrà più decidere per noi. Da oggi noi faremo il nostro destino. Andremo e rivendicheremo il diritto all’acqua. Lo faremo con forza, senza mai desistere finchè non ci verrà data. E quando l’avremo la divideremo con tutti quelli che non l’hanno. Ora è giunto il momento di essere vivi, veramente!”
Detto questo alzò un braccio, indicò il deserto e diede il via alla marcia. La folla lo seguì cantando.
Non sappiamo cosa accadde, se Mohammed ed i suoi, alla fine, vinsero la partita.
In fondo poco importa.
Quello che conta è che vollero provarci.
                                                                                                                                                           
                

2 commenti:

  1. il coraggio di vivere, quello che oggi manca a noi tutti, riusciremo a ritrovarlo?......bella signor Minguzzi...bravo!!!

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  2. Una vicenda dal magico crisma arcano foriera di grande ed amara verità!

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