venerdì 6 maggio 2011

Quelli che guardano il mare.



Quelli che guardano il mare stanno al fresco di una grande palma, siedono intorno ad un tavolo, giocano a carte. Sulla pelle hanno mille rughe disegnate dal sale, negli occhi l' infinito blu dell’orizzonte.
Quelli che guardano il mare annusano l’aria come cani in cerca dell’osso.
Fanno scivolare le ore sull’onda, abbandonano il tempo alle correnti, ormeggiano gli anni a bitte di sogno.
Quelli che guardano il mare sanno scherzare, ridere, parlare. Leggono i giornali senza farsi condizionare.
Quelli che guardano il mare vogliono nient’altro guardare, non hanno fretta, sanno aspettare.
Pensano, riflettono, amano.
Quelli che guardano il mare conoscono la musica, cantano, ballano. Hanno ritmo, tocco, orecchio.
Suonano strumenti incredibili, conchiglie, sassi, stelle e cavallucci marini. Uno i bonghi, poco poco, piano piano.
Quelli che guardano il mare sanno cosa sia la pace, non conoscono l’odio, rifuggono la guerra.
Non hanno fucili, solo canne. Alcune sono da pesca, altre no.
Girano disarmati, senza speroni, senza bandiere.
Anarchici, liberi, presenti.
Quelli che guardano il mare potrebbero insegnare a molti a guardare ma sanno benissimo che non lo si deve fare.
Quello che puoi fare, se vuoi, è sederti, in silenzio, vicino a loro, chiudere gli occhi, lasciarti andare.
C’è sempre, nei pressi, qualche sedia libera per chi la vuole occupare, un posto in prima fila per chi, il mare, vuol cominciare, veramente, a guardare. 

2 commenti:

  1. Non faccio proprio tutto quello che tu dici, ma, guardando a lungo come faccio di solito il mare, mi sento per lo meno in pace con il mondo!

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