giovedì 9 giugno 2011

Il concorso.

Lorenzo lesse, sulla rivista Felici in mezzo ad una strada, il bando di Concorso per cinquantamila posti da Nuovo Povero, indetto dal Ministero delle Pari Opportunità in collaborazione con quello, appena costituito dal Governo, della Pubblica Distruzione e decise di iscriversi e partecipare.
Le prove, tutte pratiche, impegnavano il candidato nel:

1)      Farsi tagliare tutte le utenze riuscendo a non saldare, né prima né dopo la scadenza, le bollette inerenti servizi necessari alla vita ordinaria, ad es.: gas, luce, acqua, etc. etc., mettendosi in fila in un qualsiasi Ufficio Postale parlottando tra se, nervosamente a voce alta, maledicendo il giorno in cui è nato.
2)      Essere moroso da almeno sei mesi nel regolare l’affitto dell’abitazione occupata se inquilino o, nel caso sia proprietario sotto ipoteca di Istituto Bancario, risultare inadempiente ad almeno tre rate del mutuo e a tutte le tasse relative alla proprietà immobiliare. Verranno ritenuti non validi, ai fini della graduatoria di merito, i casi di evasione fiscale.
3)      Farsi cacciare a pedate da un qualsiasi supermercato, meglio se Discount, tentando di utilizzare la Social Card, generosamente donatagli dallo Stato con un credito di zero euro, per pagare la spesa.
4)       Risultare definitivamente abbandonato da coniuge, figli, altri parenti, amici e animali domestici, ad esclusione dei topi di fogna sempre che, questi, siano consenzienti a restargli accanto.
5)      Avere in soffitta, in una valigia di cartone, il necessario per togliersi la vita senza far troppo rumore.

Lorenzo ritenne le prove facilmente superabili e, il giorno fissato per la selezione, si presentò convinto all’Ufficio Postale. Quando, dopo un’ora di fila impaziente, giunse allo sportello, consegnò all’impiegato, che lo fissava sardonico al di là del vetro, una pila impressionante di bollettini di c/c, pari ad un importo di novantamilasettecentoottatasei euro e due centesimi che, da tempo immemorabile, aveva ammucchiato in una scatola da scarpe, quasi nuova, prelevata da un cassonetto dell’immondizia. Avendo a disposizione i soli due centesimi, venne, per acclamazione dei presenti, proclamato vincitore della prova ed accompagnato, gentilmente, alla porta da un addetto alla sicurezza, un ex pugile peso massimo, suonato e con contratto a tempo determinato in quindici riprese, non prima di aver personalmente provveduto, a farsi consegnare scarpe, pantaloni e mutande come da preciso regolamento. Lorenzo, scalzò e nudo dalla cintola in giù, venne gettato in mezzo alla strada dove lo stava aspettando l’Ufficiale Giudiziario per consegnargli, con i suoi più sentiti complimenti, l’Ingiunzione di Sfratto.
-         Eh, vai!- urlò felice abbracciando il messo – Anche la seconda prova è andata!-.
Poi si recò, tra due ali di folla che lo incitavano, al supermercato di fronte dove non ebbe alcuna difficoltà a passare anche la terza. L’unico problema fu l’eccessiva, scrupolosa dose di schiaffoni che ricevette, in luogo della semplice pedata, da un paio di senegalesi, enormi ed incazzati neri, assunti, in qualità di sorveglianti, dall’azienda di distribuzione alimentare quasi scaduta, al fine di dare esemplare lezione ad ogni persona, di ogni età e provenienza, che tentasse di farla franca. Pur ritrovandosi senza denti, Lorenzo riuscì comunque a sorridere soddisfatto, per l’abilità con la quale aveva superato la prova e si diresse, deciso, verso casa. Qui, come sperava, non trovò più nessuno, nemmeno i topi.
Contento all’inverosimile, per la solitudine agognata e finalmente ottenuta, salì in soffitta dove prelevò una valigia di cartone chiusa con dello spago qualche mese prima, in tempi non sospetti, quando nulla sapeva del concorso e delle sue modalità. La aprì e ne controllò il contenuto. C’era la corda e tutto quello di cui aveva bisogno per terminare l’ultima prova e si mise velocemente all’opera. Un attimo prima d’impiccarsi, ad una solida e stagionata trave, posizionò la Polaroid e si fece un autoscatto, da inviare in busta chiusa, certo della bontà d’animo di chi l’avesse trovata, per raccomandata con ricevuta di ritorno, alla Commissione Ministeriale incaricata della selezione.
Dopo alcune settimane gli venne recapitata la risposta.
La Commissione giudicante aveva deciso, all’unanimità, visto l’eccellente risultato conseguito nelle varie prove e l’ottimo aspetto che aveva nella foto, di assegnargli uno dei cinquantamila posti previsti e quindi, da oggi, poteva fregiarsi, con pieno merito e senza alcun rimorso, del titolo di Nuovo Povero. Gli sarebbe stato consegnato, naturalmente, un Attestato, stampato su carta pergamena a caratteri color dell’oro e recante timbro e firma del Ministro in carica, presso il Ministero della Pubblica Distruzione, appena avrebbe avuto la bontà di presentarsi.
Lorenzo, quando ne venne a conoscenza, da voci di cimitero, ne fu contento, pur dispiacendosi di non poterlo, causa gravi motivi di salute, personalmente ritirare.
Appena disponibili avrebbe delegato un paio di vermi.

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