mercoledì 15 giugno 2011

Tutto il resto è quorum.

Al primo quarto di luna, durante un’accanita partita di scopone scientifico, il matto giocò il settebello. Questo pretese uno specchio prima di scendere sul tappeto verde. Nacque una violenta discussione. Il matto dava di matto, il settebello, impettito, continuava a rifiutarsi di giocare se prima non gli avessero dato almeno un poco di rimmel agli occhi. Dalle parole si passò presto ai fatti e il matto si mangiò la carta bella. Napoleone, seduto accanto al matto, ne approfittò subito, mosse rapidamente le truppe e fece scopa. La Bella di Torriglia, socia del matto, protestò vivacemente, poi morse con rabbia il naso di Superman. Quest’ultimo, in coppia con Napoleone al tavolo da gioco, nel tentativo di liberarsi dal morso, le ruppe in testa un pezzo di kriptonite. Intorno a loro si radunarono alcuni idioti vestiti di verde che si misero ad urlare - Ce l’abbiamo duro! Ce l’abbiamo duro!- riuscendo, alla fine, ad incularsi a vicenda. Il trambusto richiamò gli inservienti che giunsero in forze portando, ognuno, una  camicia di forza. La rissa durò qualche minuto poi tutti furono impachettati. Il matto, legato come un matto, disse agli infermieri – Ma siete matti?- No – rispose uno di loro – i matti siete voi. E se non la piantate di rompere i coglioni vi facciamo mangiare i vostri! -
La Bella di Torriglia, un vecchio transessuale genovese che negli anni settanta aveva fatto sfortuna vendendo sigarette di contrabbando, disse che non gli importava e riprese a far casino. Tanto lui, da tempo, non li aveva più, avendoli barattati, trent’anni prima, con un paio di tette, a Casablanca.

Al secondo quarto, il Presidente del Consiglio, durante l’ultimo Bunga-Bunga, si sfilò un intonso settebello lasciando la mazza nuda. Questa, floscia come sempre, disse – Basta! Non ne posso più! Mi sono rotta!- Il dottore di corte constatò che aveva ragione e decise di sopprimerla con una puntura al cianuro. Morì in un attimo e senza soffrire. Le ancelle piansero disperate scoprendo, la mattina dopo, presso la locale agenzia bancaria, che gli assegni ricevuti in dono per la serata non avevano copertura. Il Premier venne tumulato nel suo mausoleo in marmo bianchissimo di Carrara. Lo seppellirono, approfittando del rigor mortis, col cazzo duro e in bella vista. Utilizzando l’antico metodo egizio, alcuni anziani truccatori di Canale 5, ne fecero una bella mummia. Il giornalista di fiducia diede la triste notizia nel suo telegiornale. Poi le trasmissioni vennero definitivamente chiuse. Il capo era morto, i servi, liberi di leccare da un’altra parte, cercarono il culo dei giudici ma vennero arrestati e furono condannati a vagare, in una Porto Rotondo completamente abbandonata, per il resto della loro vita, ripulendo le siepi di rosmarino da aragoste congelate e tappi di spumante.

Al terzo quarto, Bersani disse:- Non siamo mica qui a tagliare gli angoli ai toast! – non contento aggiunse:
- Non stiamo mica qui a rubare le noci agli scoiattoli! -
Lo lasciarono lì, solo, a dire le sue cazzate. In fondo non faceva male a nessuno, anzi era pure simpatico.
Lui non lo seppe mai, ma in parecchi decisero di fare senza. Fondarono un nuovo movimento, poi un partito certamente democratico, si presentarono alle elezioni, vinsero e governarono a lungo e bene. Il Paese si riprese, divenne un modello da imitare per l’intero mondo, balzò in testa ad ogni classifica di merito.
Al vecchio segretario riservarono un ruolo da capocomico e lui divenne una star dello spettacolo soppiantando anche Benigni. Questi non se la prese a male, si trovava benissimo al Quirinale.

L’ultimo quarto, nemmeno il tempo di accenderlo e fu luna piena. Tutti dissero:- Si! –
Tutto il resto è quorum.

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