lunedì 4 luglio 2011

Nella città degli idioti.

Nella città degli idioti quando incontri qualcuno mai lo conosci.
Le persone non sono persone ma ectoplasmi catarifrangenti.
Nella città degli idioti, la gente riesce a riflettere senza aver bisogno di pensare.
Tutto gira intorno a dei tavoli verdi da gioco, la mafia tiene il banco e vince sempre.
Le amministrazioni si avvicendano frenetiche, passandosi la fiche del comando da mano sporca ad altra lurida. Qui nessuno ha la buona abitudine di usare, costantemente e con profitto, del sapone per lavarle. Vanno parecchio i deodoranti capaci di nascondere la puzza.
I commercianti, per nulla equi e solidali, litigano per una sedia, o uno sgabello in più, nella piazza simbolo del divertimento, il posto peggiore dove spendere il proprio tempo. Ladri da sempre, accolgono il turista, il pellegrino di passaggio, come fosse il classico pollo da spennare, senza un sorriso. Il saluto più in voga è il calcio nel culo, pratica perfettamente applicata. I fondamentali sono ben noti a tutti.
Nella città degli idioti persino i fiori non sono gentili. Nelle aiuole crescono agguerriti ed incazzati. Piante carnivore assassine. I giardinieri le temono a tal punto da non riuscire ad avvicinarle.
La città degli idioti è il luogo rappresentativo del peggio del Paese. Finta, scostante, ignorante. Disporrebbe di un bel centro storico ma nessuno, qui, da importanza alla Storia.
Utilizzato come una cloaca a cielo aperto, rifugio per sbandati, luogo di speculazioni assortite, fa generosa mostra di se sulla collina. Dall’alto o dal mare pare quasi bello. E’ bello, troppo per gente abituata a vivere di sole marchette. La piccola riottosa stupida borghesia, ammassata nei trecento metri della via dello struscio serale, non lo ama. Preferisce il Rolex. Questo si che sa cosa sia il tempo, al presente, al passato.
I pochi che certamente lo vivono, e lo pensano migliore, rappresentano una minoranza, quasi dei tossici della speranza.
Chi vive a dieci metri di distanza dalle antiche mura, ritenendosi appartenente ad altra galassia, lo ignora, ne ha paura.
“ Ci sono i negri, lassù!”. Questo si dice a chi chiede informazioni.
“ Meglio non andare, lassù.”. Si consiglia.
Lassù il male, quaggiù il bene. Confondono ed invertono l’ordine tra il Paradiso e l’Inferno. Naturalmente nulla sanno del Limbo dove, da sempre, si trovano.
La città degli idioti vive così, sospesa sulla sua stupidità. Inutilmente, stancamente protesa verso l’effimero. Banalmente affacciata sul mare.
Nuotando nello stesso mare, in un tempo ormai lontano, Italo Calvino ha trascorso la sua adolescenza.
Poi, appena ha potuto, se ne è andato.
Lui, da altri posti, ha immaginato e scritto “ Le città invisibili “.
Tutta un’altra storia.

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