mercoledì 2 marzo 2011

Oggi solo pioggia.

 " Oggi solo pioggia. Speriamo che domani vada meglio. Non ho più sigarette. Vado a dormire." si disse lasciando cadere l'ultimo mozzicone di Nazionale senza filtro nel posacenere di ardesia. Passò prima in cucina per bere qualcosa. Nel frigo non c'era niente d'invitante. Una bottiglia formato famiglia di Coca Cola, aperta da più di un mese, quasi vuota, della birra ormai appassita, uno yogurt scaduto. Nel cassetto della verdura una mela decomposta, un paio di calzini a righe multicolori di cotone. La lampadina bruciata. Il reparto surgelatore pieno di ghiaccio. Dal cassetto porta oggetti del tavolo prelevò un martello ed un cacciavite. Piantò quest'ultimo nel ghiaccio e lo colpì con una martellata staccandone un pezzo. Con una mano lo portò alle labbra e cominciò a succhiarlo mentre, con un piede, richiuse la porta del frigidaire. Cacciavite e martello rimasero dentro. Il primo incastrato nella ghiacciaia, l'altro appoggiato su di un pezzo ammuffito di gruviera. Col ghiaccio in bocca entrò in bagno. Si posizionò davanti al water per pisciare. Il getto d'urina giallastra sgorgò impetuoso e lo soddisfò. Alle sue spalle lo specchio della toilette lo aspettava. Girandosi si vide e cominciò a ridere forte. La bocca spalancata, i denti macchiati dal fumo di troppe sigarette, i capelli ormai radi. Prese lo spazzolino, vi distese il dentifricio a strisce bianche e blu, e lo infilò in bocca. Spazzolò energicamente i denti, poi passò alle gengive. Le sfregò così tanto da farle sanguinare. Riempì un bicchiere d'acqua tiepida e colluttorio e fece una serie di sciacqui. Subito dopo aprì il rubinetto della doccia lasciando scorrere l'acqua per un poco. Poi entrò e si lavò con cura ogni parte del corpo. Fece un bello shampoo alla mela verde, risciacquò bene e stese sui capelli una generosa dose di balsamo. Restò immobile per cinque minuti facendosi accarezzare dai getti morbidi dell'acqua. Uscì e ritornò davanti allo specchio. Avviò il phon e si asciugò accuratamente i pochi capelli rimasti. Con un pettine di legno li pettinò all'indietro dopo averli cosparsi di un olio ristrutturante. Prese la crema da barba e, con un pennello di setole naturali appartenuto a suo nonno, la stese perfettamente sul viso. Con un rasoio da barbiere si rase il pelo. Poi sciacquò con acqua calda, asciugò e si diede il gel dopobarba. La pelle si fece morbida e liscia come quella di un bambino. Lasciò cadere l'accappatoio giallo di spugna sul pavimento e, nudo, si diresse verso la camera armadio. Qui prelevò da uno stipetto la biancheria necessaria, una camicia bianca stirata di fresco, una cravatta Regimental, un abito grigio in fresco di lana. Dalla scarpiera scelse un paio di scarpe di cuoio, manifattura inglese, splendidamente lucidate.  Si spostò in camera e distese il tutto sul letto. Cominciò a vestirsi, lentamente, con cura. Il nodo alla cravatta venne perfetto. Si guardò un'ultima volta allo specchio e si trovò meravigliosamente pronto. Poi s'infilò sotto le coperte e spense la luce.

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