martedì 12 aprile 2011

Tarli.

Il cane, dopo avergli portato il giornale, fece miao e se ne andò scodinzolando. Lui non diede importanza alla cosa, distese il quotidiano e cominciò a sfogliarne le pagine in cerca di qualcosa di interessante da leggere. Non trovò nulla, ma si accorse che tutto era sottosopra. I pezzi scritti al contrario, la politica al posto dello sport, l’economia alla cronaca, gli annunci mortuari ai programmi TV, la prima pagina bianca, l’ultima a forma di mosca. “ Strano - pensò – lasciamo perdere, beviamoci un caffè.” Alzandosi, come d’abitudine, dalla parte sinistra del letto, anche nelle piccole cose voleva sempre dimostrare di essere un progressista, infilò le pantofole con la testa di Snoopy e si portò, sbadigliando ostentatamente, in cucina. La moka da uno lo aspettava sul fornello. Era, ormai da anni, sua abitudine prepararla la sera, prima di andare a dormire. Non aveva mai capito bene il motivo che lo spingeva a farlo. A volte riteneva che fosse un rito propiziatorio al sonno, altre per pigrizia mattutina. Nessuna di queste ipotesi lo convinceva ma l’abitudine, come si conviene, aveva preso il sopravvento.
Ruotò la manopola del gas e spinse il tasto d’accensione elettrico. La fiamma si accese sotto al culo della moka e prese a riscaldarlo. Dopo poco l’aroma del caffè giunse alle narici. Dalla credenza, ormai quasi devastata dai tarli più aggressivi che avesse mai conosciuto in vita sua, tanto da soprannominarli branco di teste di cazzo, prelevò un piattino bianco e la tazzina decorata con foglie d’oro. Gli piaceva pensare che fosse appartenuta a Giuseppe Garibaldi, anche se sapeva benissimo che era l’ultima rimasta, orfana di un servizio da dodici, donatagli da una vecchia zia, un Natale di parecchi anni prima, accompagnata da un biglietto, scritto in bella grafia, che recitava:
Caro nipote, ecco il mio regalo. Una gran bella tazza, finemente decorata, con piattino.
Dirai: Perché una sola?
Tu di due che ne faresti mai, brutto come sei?.
Ti bacio e scusami se preferisco farlo da lontano.
Buon Natale.
Zia Clotilde.
Era simpatica, ma un poco stronza, la Clotilde.
Quando morì, un paio di anni dopo in un bel giorno di primavera, volle lasciargli in eredità la credenza, che ora si disfaceva in cucina, infestata dai tarli.
Lui la accettò con piacere, anche se il rumore che proveniva dall’interno lo inquietava non poco. La portò in casa con l’intenzione di trattarla e ripulirla. Non lo fece. Poco a poco si abituò al frenetico lavorio di quelle bestiole affamate di legno e non seppe più farne a meno.
Gli tenevano compagnia, più del cane che, da sempre scontento della sua natura, sognava di diventare gatto.
Versò il caffè fumante nella tazza, la mise sul piattino che aspettava in mezzo alla tavola. Poi andò alla finestra, la spalancò, tornò indietro, bevve il caffè e, quando ne ebbe finito l’ultima goccia, lanciò la tazza nel vuoto. Drizzò le orecchie per riuscire ad udirne lo schianto al suolo. Poi prese il piattino e lo frantumò sotto ai piedi calzati Snoopy. Nel farlo il suo sguardo si posò sulla credenza. I tarli lo notarono e smisero di rosicchiare.
Calò un silenzio irreale, nuovo, insolito per quell’ambiente.
Tutto rimase sospeso per qualche secondo che, ai tarli, parve un’eternità.
Quando lo videro avvicinarsi armato di una grossa scatola di fiammiferi e di una bottiglia di alcool, alcuni di loro tentarono di fare le valigie, altri di parlamentare, altri ancora implorarono pietà mostrando i loro piccoli.
Non ci fu nulla da fare.
In un attimo la vecchia credenza, la loro amata residenza ed unica ragione di vita, fu avvolta dalle fiamme e ridotta in cenere.
La notizia ebbe enorme risalto sui maggiori quotidiani e network del mondo dei tarli.
Venne giudicata la più grande catastrofe mai avvenuta a memoria di buco.
Da allora le politiche di approvvigionamento delle materie prime furono cambiate.
Il Gran Consiglio Mondiale dei Tarli decise di accantonare le vecchie fonti d’energia e sostentamento a favore di altre meno rischiose.
Quella disgrazia insegnò molto alla comunità internazionale e, da allora, i tarli vissero felici e contenti.
L’uomo no.
Continuò a distruggere tutto.
E il cane?
Si fece operare a Casablanca nella clinica di un rinomato veterinario transessuale e ne uscì gatto. Finalmente.
Oggi vive tranquillo leccandosi i baffi, ronfando pigramente al sole.
L’unica anomalia postoperatoria viene dal fatto che quando rincorre i topi quasi sempre abbaia.
D’altronde ampi ed approfonditi studi dimostrano che l’evoluzione di ogni razza non passa certo per il bisturi.
Il noto filosofo naturalista tossicomane statunitense C.Giardiniere nella sua famosa autobiografia, facendo autocritica, lo dice chiaramente: Se farsi è male, rifarsi è stupido.

3 commenti:

  1. geniale signor Minguzzi.....forse una delle piu' belle, BRAVO!!!

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  2. Un certo nostro mondo, per non dire tutto il mondo, che va in frantumi.

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  3. Grande metafora.
    Buona serata!
    Lara

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