martedì 10 maggio 2011

Una gita sul Po.

“Dai! Ammazziamoli tutti!” urlò il capo con l’ictus.
Una folla di convinti padani, strafatti di gorgonzola, sbucò festante, da un enorme paiolo di polenta taragna, coperta soltanto da striminziti tanga verdini e si gettò nel Po.
Alcuni inciamparono ostacolati nella corsa al fiume sacro dalle improvvide erezioni di chi ce l’aveva duro.
Il tuffo di gruppo spaventò le poche trote presenti.
Un luccio di grosse dimensioni, in un primo momento, gradì parecchio un piccolo pesce verde che gli finì diritto in bocca, subito dopo lo sputò schifato a causa del retrogusto di cassola che aveva.
Gli uomini e donne verdi divennero, per la temperatura prossima allo zero dell’acqua, cianotici, alcuni piuttosto blu. Incitati dal condottiero in carrozzina nuotarono poco, bevvero molto, affogarono presto.
Erano partiti per sterminare tutti quelli che non erano del loro stesso colore. 
Volevano massacrare i rossi, i gialli, i neri, i marron, i bianchi, quelli a stelle a strisce, i rosa, i caffèlatte, i beige con la varicella. 
In nome del federalismo, delle tasse mai pagate, dello sfruttamento degli immigrati, dello “Strano ma vero” e lo “Sapevi che?”, mitiche rubriche della Settimana Enigmistica e basi, ma anche cateti ed ipotenuse, fondamentali del sapere leghista. A molti sarebbe piaciuto anche il Quesito di Susy se non fosse stato per quel corvaccio nero.
Per dimostrare di essere veramente dei duri con i calli in testa si tuffarono controcorrente cercando d’imitare i salmoni ma questi, non ancora affumicati, si fecero quattro risate.
Il primo della fila, uno travestito, si chiamava Aldo ma per tutti era la Roberta, da Alberto da Giussano, portava fieramente una bandiera bianca rossocrociata. L’armatura gli fu fatale.
La bandiera finì in un campo di nomadi che nulla sapevano del suo significato ma la usarono volentieri come tovaglia.
Gli altri, eroici, valorosi, nordici, analfabeti lo seguirono a ruota. Purtroppo molti, quasi tutti, l’avevano quadra e sbagliarono strada. Invece che finire controcorrente, al fine di giungere alla vena natia del sacro Po dove bere e depurarsi prima di compiere la missione finale, si infilarono direttamente tra mulinelli incazzati e vorticose discendenti correnti che li spinsero giù trascinandoli via nel tempo di un amen.
Sulla riva del fiume, sopra ad una rupe, rimase l’uomo con l’ictus che, pur semiparalizzato, continuava ad urlare incitando le sue truppe a non desistere. Sfortunatamente passava di lì l’ultimo discendente della gloriosa, anche se un poco crudele, gente di Sparta che lo vide e, memore dei bei tempi andati, lo spinse di sotto.
Di lui, dei suoi seguaci, non si seppe più nulla.
Inghiottiti dalle acque che tanto avevano amato, senza sapere che queste non erano d’accordo.

1 commento:

  1. Stavo per scrivere "magari", ma non mi voglio abbassare al loro livello.

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