domenica 14 novembre 2010

L'equilibrista.

   Si poteva pensare che fossi pazzo. Solo, sballottato dalle onde, coperto di sale. Non era così. Lui era un equilibrista. Uno abituato a camminare sospeso su di un filo d'acciaio teso tra due infiniti. Passo dopo passo, lentamente oscillando avanzava. Guardando avanti, senza mai abbassare lo sguardo, gli occhi fissi puntati su Dio. Figlio di un cane e di una gatta siamese aveva imparato presto a danzare sul filo cominciando da piccole altezze fino a giungere a quelle incredibili. Era salito talmente in alto che nessuno quasi riusciva più a vederlo, ormai passeggiava tra le nuvole, nell'immenso blu. Se qualcuno gli avesse chiesto "..perchè?..", lui avrebbe detto "..perchè no!..". A chi gli avesse domandato " ..cosa cerchi?" avrebbe risposto ".. quello che non ho!..". Nel cielo, dove viveva, l'aria era leggera e i sogni possibili. Quando ci arrivò la prima volta tanto gli piacque che decise di mai più tornare, di restare lassù, sospeso per sempre. E' ancora là. Nelle notti calde d'estate, se guardi dove finiscono le stelle, lo puoi vedere. Non ti cambierà la vita, non ti insegnerà niente, semplicemente ti fermerai a guardarlo, per ore ed ore fino a perderne il conto. Ti meraviglierai di quanto il tempo sia solo una convenzione.
A me è successo così. Ero solo, sballottato dalle onde, coperto di sale. Stremato stavo per affogare poi tutto si è fermato ed oggi sono qui a guardarlo passeggiare. Non so se sia stato lui, l'equilibrista, a salvarmi, ma mi piace pensarlo.
Si, potete pensare che io sia pazzo. Non è così.

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